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Autorità nella Chiesa: servizio e abusi

Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 13 novembre 2023

Workshop in occasione della pubblicazione del volume 7 di ROR Studies Series, Autorità e Mediazione. Le relazioni asimmetriche nella Chiesa, a cura di Ilaria Vigorelli, Jordi Pujol e Francisco Insa.

Il volume fa seguito all’Expert Meeting Autorità e mediazione: le relazioni asimmetriche nella Chiesa (Pontificia Università della Santa Croce, 17-18 febbraio 2023).

Il workshop è stato organizzato in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce e il Centro di Formazione Sacerdotale dell’Università- Sono intervenuti Mons. Andrea Ripa, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, la teologa Gill Goulding (Università di Toronto), la sociologa Cecilia Costa (Università degli Studi di Roma Tre) e Jordi Pujol (Pontificia Università della Santa Croce) docente di etica e Diritto della Comunicazione.

Sebbene sia difficile misurare l’abuso ai danni della libertà di una persona, dovendo la legge guardare alle conseguenze misurabili in punto di fatto, ci sono alcuni elementi concreti (o “segnali d’allarme”) che possono indicare l’esistenza di abusi di coscienza, più facili da identificare nel contesto della vita comunitaria che nei confronti di singole persone. Nella sua presentazione Mons. Andrea Ripa ne ha citati quattro: i) la presenza di un leader (in senso lato qualcuno che esercita una forma di controllo su altri); ii) la creazione di un mondo chiuso intorno alla persona: assenza di libri e di giornali; taglio dei rapporti con le famiglie (in pratica avere contatti solo con persone della comunità); iii) un culto di un leader che porta ad una sottomissione cieca (come quella che può verificarsi in un rapporto di coppia, non qualcosa di inusuale!); iv) il mantenere la persona in uno stato di occupazione permanente che allontana la persona da se stessa, secondo la massima “chi corre non pensa”.

Al termine del workshop, alcune delle domande hanno acceso i riflettori sui limiti delle procedure legali rispetto alle esigenze di cura e accompagnamento delle vittime di abusi che scelgano di adire le vie legali. Il processo può essere pensato oggi come “luogo di civiltà”? L’abuso genera una carenza identitaria e non è verosimile che il processo possa ricostituirne i tratti. Sappiamo che esso è per sua natura il luogo del contraddittorio tra accusa e difesa, esperienza spesso troppo onerosa per essere vissuta da identità devastate.

Il diritto può soddisfare la sete di giustizia ma come sollevare le vittime dall’enorme carico umano che si assumono incardinando il processo? La Chiesa è chiamata ad assumere un ruolo che sia parte di un’azione riparativa e di accompagnamento a latere e parallelo al dibattito processuale. Il tavolo di confronto è aperto per il ROR: tutti siamo chiamati a formulare ipotesi nuove e concrete di accompagnamento.

Il secondo oratore, Gill Goulding, ha iniziato la sua presentazione con un riferimento al Sinodo in corso, essendo ella stessa membro della Commissione teologica del Sinodo 2021-2024. Ha premesso come per lei sia stato un piacere prendere parte al Gruppo di lavoro che ha dato vita al volume presentato, perché la collaborazione sperimentata, in un contesto di collegialità e fraternità, costituisce una buona testimonianza di sinodalità all’interno della Chiesa, così come richiesto ai teologi da papa Francesco.

Affrontando poi una questione che è al centro dell’assemblea sinodale in Corso – come possa la teologia aiutare a prevenire relazioni asimmetriche abusive nell’ambito dell’autorità ecclesiastica – ha presentato brevemente le considerazioni che sono oggetto di una trattazione più dettagliata all’interno del suo contributo al volume. I suoi suggerimenti si concentrano sui contributi teologici per la formazione all’esercizio di relazioni non abusive e all’esercizio dell’autorità. La Goulding ha sottolineato come quando il soggetto si rende conto che l’origine del suo essere è dall’amore di Dio, dal profondo di questo apprezzamento scaturisce una disposizione d’animo nella quale non vi può essere spazio per l’esercizio abusivo di relazioni asimmetriche. Essenziale anche la considerazione delle relazioni trinitarie come origine di tutta la realtà creata e la percezione di Cristo come l’esempio supremo dell’esercizio di un’autentica autorità spirituale intesa come servizio. In fine, Goulding ha sottolineato come le lezioni apprese dal processo sinodale aiutano la formazione in queste linee.

Cecilia Costa ha portato il punto di vista della sociologia, da lei stessa definito luogo interdisciplinare di confronto. Partendo dall’idea di relazioni asimmetriche ha sottolineato che lo spazio sociale è una struttura relazionale e come tale non contempla la presenza di relazioni simmetriche: ogni relazione ha una struttura gerarchica. Cionondimeno l’attuale tessuto culturale è molto complesso, a maggior ragione se lo si considera alla luce dell’interdipendenza (funzionale e disfunzionale) di tutte le sue componenti. Attualmente la configurazione dell’identità è fluida ma senza un’identità solida manca sempre l’etica della responsabilità. Questo diventa evidente, ad esempio, quando (come società) deleghiamo molti aspetti sensibili alla tecnologia senza occuparci della coscienza morale.

L’intervento di Jordi Pujol si è concentrato su tre ragioni atte a rendere visibili gli abusi nella Chiesa. Da una parte la società ha il diritto di sapere (anche I Fedeli, infatti, sono cittadini). Senza trasparenza i sospetti aumentano: questo non significa però dover divulgare tutto, alcuni aspetti possono essere mantenuti riservati. Inoltre, è necessario considerare che la Chiesa, nella sua dimensione di società visibile (umana e istituzionale) è fallibile. La Chiesa, infine, è chiamata a vivere nella verità, non deve ingannare. Questo comporta l’ascolto contestuale, l’informazione, la collaborazione con altre istituzioni. La visibilità aumenta la credibilità e la fiducia, mentre si abbraccia la vulnerabilità.

Locandina

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