Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 20 settembre 2024
Il 20 settembre 2024 il gruppo ROR, in collaborazione con l’Università di Navarra e la Pontificia Università Giovanni Paolo II di Cracovia, ha organizzato una giornata di studio dedicata all’opera del Prof. Lucas Francisco Mateo-Seco. Tenutasi nell’Aula minor della Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Hanno preso parte ai lavori i teologi Piero Coda (Sophia University), Karen Kilby (Durham University), Gabrielle Thomas (Emory University), Ari Ojell (Evangelical Lutheran Church of Finland), Paul O’Callaghan (PUSC, Roma), Robert Wozniak (Pontificial University of John Paul II), Miguel Brugarolas (Universidad de Navarra), Ilaria Vigorelli (PUSC, Roma) e Giulio Maspero (PUSC, Roma).
Dall’intensità degli interventi è emerso quanto l’eredità del Professor Mateo-Seco sia non solo un’eredità accademica ma anche spirituale.
Lucas Francisco Mateo-Seco “maestro e testimone” o, se si vuole, “testimone che riuscì ad essere maestro”, sviluppò un metodo teologico, solido nel rigore scientifico e ancorato su due pilastri fondamentali: fedeltà alla tradizione e apertura costante alle domande dei contemporanei. Lo studio dei testi, soprattutto dei Padri (ma non solo), lo condusse ad una sintesi dogmatica che esercitò in varie aree, dalla teologia trinitaria alla cristologia, dall’escatologia all’antropologia, sempre però nel segno di una ricerca del senso profondo della fede. Egli vide nella Trinità la sorgente della nuova evangelizzazione. Come fu per Karl Rahner, anche nella visione del Professor Mateo-Seco il mistero è da considerare sempre presente nella quotidianità: accettare i propri limiti, sul cammino verso l’infinito di Dio, dona un gratuito e radicale senso di speranza all’uomo.
La nostra stessa esistenza non è buona per ciò che produce o diventa, è buona in sé in quanto donata da Dio. La dipendenza che origina dalla relazione con il Dio Trinitario non è perciò una gabbia o un limes, nel senso di frontiera fortificata o limitazione che “chiude”, ma limen ossia soglia, cioè una limitazione che “apre”, che consente il passaggio. Dobbiamo perciò continuare a profondere i nostri sforzi di teologi e insieme agli esperti delle varie scienze promuovere una cultura che adotti una visione lungimirante e condivisa: ossia che pensi a partire dal “dono”.