The Faraday Institute for Science and Religion, Cambridge, 12 novembre 2024
Giulio Maspero (Professore di Teologia sistematica e Decano della Facoltà di Teologia, PUSC, Roma), come membro del Direttivo del gruppo ROR, il 12 Novembre 2024 ha tenuto un seminario presso il Faraday Institute for Science and Religion di Cambridge dal titolo Gödel e i cappadoci: apofatismo e incompletezza. Mettendo in dialogo la sua esperienza di fisico teorico con il suo bagaglio di teologo dogmatico, studioso dei Padri, Maspero si è chiesto se sia possibile ipotizzare una convergenza tra i Padri Cappadoci e Gödel, padre di due teoremi sull’incompletezza.
Il punto di partenza per Maspero è la differenza tra l’epistemologia dei primi pensatori cristiani e il pensiero metafisico greco, differenza che si basa su uno scarto infinito tra Dio e il Mondo. Questo approccio rompe l’identificazione tra l’essere e la dimensione intellegibile e apre alla teologia negativa, unico cammino vero per progredire nella conoscenza di Dio. In questo quadro, centrale è la riflessione sul rapporto tra eternità e tempo: come si può mettere in relazione il Padre eterno con il Figlio nel tempo? In altre parole, il Figlio è nel tempo o non lo è? Eunomio, nel quarto secolo d.C., risolveva l’aporia sostenendo che il Figlio non fosse eterno ma che avesse iniziato ad essere Figlio nel tempo. Questa impasse portò ad una svolta nel pensiero dei Cappadoci: l’apofatismo. Non possiamo pretendere di controllare ciò che Dio fa, ma possiamo contemplarlo e sorprenderci della magnifica eccedenza che si manifesta nel reale. In questa rinnovata visione metafisica tale eccedenza può essere pensata a posteriori e non a priori: è possibile pensare lo “scarto infinito” tra Dio e il mondo ma non superarlo, non racchiuderlo in concetti finiti. Lo strumento conoscitivo per eccellenza in quest’ambito è l’analogia, concepita non in senso aristotelico come un mezzo di conoscenza a priori, ma come metodo relazionale non univoco, che procede conoscendo ciò che è identico e ciò che è differente in Dio e nel mondo o in Dio e nell’uomo.
Questa nuova forma di analogia rinvia, inoltre, ad un approccio gnoseologico non semantico ma sintattico, nel quale rileva il rapporto tra gli elementi di una composizione nel rispetto delle relative funzioni. Con questa lente aperta e relazionale il teologo può guardare alla realtà di Dio, in rapporto al Creato, nel rispetto dello scarto infinito di cui si è detto.
Anche i sistemi logico-matematici per funzionare debbono essere “aperti”. È proprio a questo livello che Maspero individua il punto di convergenza tra l’apofatismo e l’idea di incompletezza sottesa ai teoremi di Gödel. Da Galileo, fino a Laplace e Poincaré, il successo ottenuto dalla scienze condusse i loro protagonisti a considerarle come un “metro” per comprendere tutto, e con ciò sostanzialmente ad un rifiuto della metafisica.
Scienza e teologia lavorano con metodi differenti ma stanno convergendo sull’idea dell’eccedenza, sull’idea che la coerenza di una descrizione intellettuale può essere invocata solo quando la sua rappresentazione rimane relazionalmente aperta.