Vai al contenuto

Il fondamento trinitario del metodo di Lonergan

Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 24 febbraio 2023

Intervento: Agnes Desmazieres (Centre Sèvres – Parigi)

***

Durante il ROR Seminar tenutosi il 24 febbraio 2023, sono stati letti con l’aiuto di Agnes Desmazieres (Centre Sèvres – Parigi) due capitoli estratti dalla parte introduttiva del corso di Lonergan sulla Trinità: il primo, dedicato allo sviluppo dogmatico e il decimo sull’evoluzione della crisi antinicena. Il corso è composto di un primo volume che raccoglie la parte dogmatica e lo sviluppo dottrinale e di un secondo dedicato alla trattazione sistematica.

Durante la conversazione sono emersi due elementi distintivi del contributo teologico di Lonergan: l’approccio storico al dogma; la fondazione di un nuovo metodo in teologia, nella elaborazione del quale egli tenne conto, oltre che della specificità della teologia anche del portato della rivoluzione scientifica e di quella filosofica, cui contribuirono pensatori come Cartesio, Hume, Kant ed Hegel.

Il metodo in teologia, pubblicato nel 1972, è un metodo complesso, che deve molto al rapporto del professore con i suoi studenti, che si è alimentato nell’ambito dei corsi sulla Trinità e che affonda le sue radici già a partire dagli anni 1956-1957. Le otto diverse specializzazioni funzionali (ricerca, interpretazione, storia, dialettica, fondazione, dottrina, sistematica, comunicazione), interconnesse tra di loro, conobbero uno sviluppo progressivo e segnarono, con la pubblicazione del 1972, la svolta intellettuale del teologo. Con questo testo Lonergan dette notevole impulso all’epistemologia teologica e al dialogo interdisciplinare.

Il metodo mirava a conquistare “l’unità nella differenza”. A tal proposito è emerso che, nel pensiero di Lonergan, l’unità in teologia non è pensata a livello delle affermazioni, ma del metodo teologico. Infatti la teologia è mediazione tra la religione e la cultura, e il metodo stesso può essere utile per aprire un dialogo tra materie diverse e tra esse e il mondo.

Non si procede a partire dalla coscienza sensibile, ma dalle nostre operazioni consce, tutte riconosciute in relazione tra loro. Lonergan, come ha spiegato Desmazieres, non intese fissare criteri di ortodossia; la sua dottrina della conoscenza, infatti, non si basava sull’oggetto, ma sul soggetto conoscente (realismo critico), per tale ragione l’unico criterio normativo per lui era l’autenticità. In questo contesto, la conoscenza non è più considerata una rappresentazione, ma è interiorità: le sue norme sono “sii attento”, “sii intelligente”, “sii responsabile”, “sii interiore”. Porre l’accento sul soggetto e sulla sua autenticità non significava per Lonergan negare l’esistenza della verità, ma al contrario garantirne la custodia o la scoperta a partire dalla conversione interiore. Infatti, non si può conoscere prescindendo da una conversione morale, intellettuale e religiosa, che possa condurre all’unità. L’immutabilità del dogma venne esplicitamente affermata, ma nella visione di Lonergan il punto di partenza non poteva più essere la metafisica classica, poiché essa bandiva la storia, elemento imprescindibile per incarnare azioni e movimenti, bensì la metafisica trascendentale.

Locandina