Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 20 marzo 2023
Intervento: Miguel Brugarolas (Universidad de Navarra)
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Brugarolas ha analizzato il contributo di Gregorio di Nissa sull’unione degli opposti nell’uomo e in Cristo. A partire dall’opposizione dei contrari nella creazione, e soprattutto nell’uomo, ha condiviso dei ragionamenti sulla congiunzione degli opposti in Cristo e al suo carattere soteriologico. Infine ha discusso la relazione stabilita da Gregorio tra la creazione e la resurrezione.
Secondo Brugarolas, Gregorio: «che conosce ampiamente la cosmologia e la medicina del suo tempo, ritiene anche che, nella natura stessa delle cose, le qualità opposte sono mescolate in tutti gli esseri di questo mondo per un’armonia». Inoltre: «questo rapporto di mutuo accordo tra tutte le cose, la cospirazione (σύμπνοια) che si verifica tra di esse, si basa sulla creazione divina e non su un principio divino immanente nel mondo come inteso dallo stoicismo”. Così, le forze e gli elementi opposti che si osservano nelle cose manifestano la distinzione tra la creatura e il Creatore e, allo stesso tempo, l’armonia e la “cospirazione” di tutti questi elementi è un segno della sapienza e della bontà di Dio che ordina e governa tutto ciò che esiste.
Per lo Stoicismo, che ammirava l’armonia e la bellezza dell’universo, l’uomo era considerato un microcosmo perché, partecipando di tutti i suoi elementi, reca in sé un’immagine dell’universo. Per Gregorio, invece, la grandezza dell’uomo non consiste nella sua somiglianza con l’universo, ma nell’essere immagine del Creatore: «l’opposizione tra i tratti della bellezza divina di cui l’uomo è stato rivestito e la sua parentela con le bestie non consiste nell’opposizione tra realtà spirituale e realtà corporea o sensibile nell’uomo». il Nisseno ritiene che: «l’immagine di Dio è globale e globalizzante nell’essere umano». Questo perché: «la creazione dell’anima e del corpo nello stesso atto divino e la partecipazione di entrambi alla bellezza divina come immagine di Dio – l’anima in primo luogo e il corpo in quanto unito ad essa – mostrano che l’opposizione all’immagine di Dio nell’uomo non è dettata dal corpo, come principio materiale, ma dalla libertà umana che si protende verso l’irrazionale attraverso un movimento volontario. L’uomo ha una volontà che dipende dal suo libero arbitrio e che gli permette di inclinarsi al male, entrando così in contraddizione con ciò che Dio gli ha dato di essere».
Successivamente, Brugarolas ha considerato l’unione degli opposti in Cristo, dove: «il paradosso è totale, poiché si tratta dell’unione di Dio e dell’uomo». Infatti: «l’unione del divino e dell’umano in Cristo è un mistero ineffabile (ἄρρητον) e inesprimibile (ἀνέκφραστον)». Gregorio ne è ben consapevole e, piuttosto che spiegare come avviene l’incarnazione, si sforza di sottolineare il paradosso che essa comporta, seguendo da vicino la narrazione del Nuovo Testamento, marcando altresì il carattere soteriologico che ne rivela il significato».
Anche il ragionamento soteriologico del Nisseno segue il percorso della teologia dell’immagine. Brugarolas, con Gregorio, ha spiegato che: «il Verbo, che per sua natura è invisibile e uguale a Dio, assumendo la forma umana diventa immagine di Dio in un senso nuovo: colui che da tutta l’eternità è l’immagine perfetta del Padre e uguale al Padre, diventa immagine “visibile” di Dio, immagine di Dio nella forma di servo, immagine di Dio nella sua umanità, per creare di nuovo nell’uomo l’immagine divina che aveva perso con il peccato. Così, l’uomo è trasformato da Cristo, che lo riporta alla bellezza del principio». In breve: «Gregorio intende la salvezza come il ripristino nell’uomo della bellezza originaria, quando l’immagine di Dio risplendeva nel suo essere».
Gregorio mostra anche come: «al paradosso antropologico che si verifica nella situazione dell’uomo dopo il peccato corrisponde un altro paradosso, questa volta soteriologico, che si verifica in Cristo: la vita viene attraverso la morte, e la gloria attraverso il disonore della croce». Inoltre: «la risurrezione di Cristo appare come l’azione divina che inverte la deviazione dell’anima e per questo è l’inizio della restaurazione dell’immagine divina nell’uomo».
Per dirla con Gregorio in Tunc et ipse, Cristo: «unendoci a sé provoca la nostra unione con il Padre attraverso di sé”. In conclusione, ciò significa che: «il ritorno all’unità originaria dell’essere umano avviene attraverso l’unione degli opposti in Cristo, che inaugura per l’umanità una nuova comunione con Dio: nella natura, attraverso la comunione con l’umanità di Cristo, e nell’elezione, attraverso la restaurazione di ciò che ‘è mutevole nella nostra anima’ e apre la strada all’imitazione di Cristo e alla virtù che porta all’incorruttibilità».