Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 21 novembre 2023
Intervento: Ryan Haecker (University of Austin)
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Ryan Haecker, curatore degli atti della Conferenza tenutasi a Cambridge nel settembre del 2019 “New Trinitarian Ontologies” (in corso di pubblicazione), ha ripercorso, durante il seminario del 21 novembre 2023, le posizioni ad essa riconducibili e due tra quelle critiche (Prof. John Betz e Prof. Fr. White). Il Prof. Haecker ha sottolineato come l’odierno dibattito, al di là delle divergenze, possa permetterci di esplorare i vari modi in cui, a partire dalla sorgente di ogni cosa che è sempre nuova, si può parlare di Dio oggi, così come Dio ha parlato e parla di sé.
Quale novità rappresenta l’ontologia trinitaria? La risposta apparentemente sembrerebbe: nessuna! La dottrina sulla Trinità è stata convenientemente definita: impossibile aggiungere qualcosa di nuovo. Eppure, l’incarnazione ha ricreato il mondo, il suo accadere nella storia non attiene ad un evento che si è perso, esaurito, ma che continua ad essere nella Cristianità. L’idea più antica di Dio deve quindi essere quella che da sempre attende di essere scoperta.
L’ontologia trinitaria vuole essere una risposta al collasso dell’ontologia formale moderna: la struttura degli esseri in relazione all’essere o ontologia è modellata dalla sua partecipazione al Mistero Trinitario. Invece di porsi la semplice domanda “cosa è l’essere?” ci si può chiedere “cosa è Dio”? Questa domanda originaria ci chiama a riflettere con Aristotele su cosa semplicemente “è” ovvero, per dirla con Agostino, su ciò che semplicemente è la causa creativa dell’universo.
Nella visione di Fr. White le processioni economiche sono manifestazioni visibili della Trinità immanente. Ryan Haecker ha sottolineato come nella visione del Prof. White la Trinità economica appaia come qualcosa di essenziale e allo stesso tempo accidentale rispetto alle processioni immanenti. La teologia trinitaria di White è incentrata sulle proporzioni essenzialmente mediate dell’analogia, sulla negazione apofatica e, anche se implicitamente, su argomentazioni la cui negatività dialettica risulta soppressa dalla pienezza della grazia rivelatrice.
Nel suo libro Christ the Logos of Creation John Betz propone l’analogia in forma di catalogia (un nuovo modo di intendere l’analogia dell’essere). Betz delinea così la sua ontologia trinitaria: l’essenza del Padre è semplicemente quella di esistere; esiste nel Figlio e nel Logos; la nostra esistenza è dono invece dello Spirito Santo. L’esistenza è quindi un dono trinitario: dal Padre, nel Figlio e dallo Spirito. L’analogia è per Betz la morte della certezza auto-reclusa della ragione che, nella sua assoluta riflessività si apre al Trascendente, al Logos divino e alla Trinità. Alle critiche rivolte alla concezione dell’identità divina – ove l’identità di essenza ed esistenza significherebbero la stessa cosa – Betz risponde che tale identità non deve intendersi come statica ma come dinamica. Essa è destinata a realizzarsi attraverso le relazioni processuali della Trinità: l’analogia si compie dall’alto “nell’ana-kata-Logos della teologia”, in cui il Logos è l’amore della Trinità.
Ciò premesso Ryan Haecker ha sottolineato come John Betz nel suo recente articolo “What’s New in the Trinitarian Ontology?” ha affermato che interessante caratteristica della nuova ontologia trinitaria è la riflessione di Hemmerle sull’aspetto kenotico del linguaggio. Esso qualifica la nostra analogia entis in modo che – come per Erich Przywara – l’identità divina tra essenza ed esistenza può ora essere intesa come quell’autodonazione del Padre al Figlio, per cui l’essenza divina esiste eternamente. In risposta alla domanda: che cosa c’è di nuovo nell’ontologia trinitaria egli risponde: “in un certo senso nulla, ma in un altro senso tutto”. Per Hemmerle la Trinità si eleva come principio di rivelazione, irrompendo dal basso come fondamento dell’essere, mentre dal dono dell’amore si trasforma in ogni pensiero. Infatti, la processione del Figlio dal Padre è espressione, nello Spirito, dell’amore del Figlio per il Padre e, allo stesso modo e complessivamente la creazione è un dono di ogni atto dell’essere, il modo in cui parliamo dell’essere deve essere come di un dono. Nel considerare l’essere come dono Hemmerle può essere radicalmente contrapposto ad Heiddeger. La rivelazione o non chiusura del Dasein può essere concepita non alla stregua di “l’Essere si svuota da solo” ma come dono kenotico da una fonte creativa superiore e/o come katologia della metafisica analogica. Poiché questo auto-svuotamento dell’Essere si esprime essenzialmente nella maior-dissimilitudo tra Dio e la Creazione, Hemmerle può dire che il Dio svuotante in Cristo fonda l’analogia entis, la grammatica teologica dell’essere.
Sulla base della visione del vescovo di Aquisgrana – sottolinea Haecker – la nuova visione della Trinità è più relazionale. La semplice unità della Trinità è costituita dalle relazioni essenziali delle persone divine mentre la Creazione è opera della Trinità, effetto che assomiglia alla sua causa. Per questo si può dire che la struttura dell’essere, o ontologia, partecipa alle relazioni sussistenti della Trinità. Le creature, dunque, conoscono in un modo che assomiglia al modo con cui Dio ha fatto il mondo. Lo ha fatto per farsi conoscere e conosce tutti coloro che conoscono in una perfetta reciprocità del conoscere assoluto. La logica è fondata sul Logos divino. Alle posizioni di White potrebbe, dunque, obiettarsi che il modo in cui la Trinità economica conosce Dio non si può considerare come un resto meramente virtuale delle manifestazioni visibili della Trinità immanente, mentre rispetto alle posizioni di Betz che l’unità indifferente dell’essenza e dell’esistenza divina, a cui il nostro modo di conoscere si apre nell’ultima analogia teologica, non può rimanere chiusa all’analisi dialettica delle sue relazioni mediate e differenziate.