Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 1 dicembre 2023
Il 1 dicembre 2023 è stato presentato il libro di Vittoria Lugli In volo con le emozioni (San Paolo 2023).
Ha moderato l’incontro la Prof.ssa Ilaria Vigorelli, docente di Teologia dogmatica, e sono intervenuti il Rev. Prof. Francisco Javier Insa Gomez, docente di Bioetica e segretario del Centro di Formazione sacerdotale e il Rev. Prof. Fabio Rosini, biblista, scrittore e direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma.
La lettura degli stati emozionali nella cultura contemporanea è, da una parte, paradossale (se non parossistica), dall’altra patologizzata (se non nascosta) o “sedata”.
Sebbene la maggior parte dei traumi abbiano qualcosa a che vedere con le prime relazioni significative, quello che conta è interiorizzarli per superarli, diventando “artigiani delle proprie capacità”. I genitori contano, secondo Vittoria Lugli, ma noi possiamo sempre imparare e re-imparare. Per far ciò è fondamentale l’addestramento nella gestione delle fortissime emozioni che ci scuotono ma anche imparare a conoscere il “contesto” in cui siamo chiamati a vivere. Si tratta di uno spazio costituito da scenari sconosciuti, rispetto ai quali tutti siamo spesso impreparati: si pensi a cosa è stato il Covid per molti spaesati genitori di figli adolescenti.
Ascetica, ascesi, mortificazione o rinuncia, ma anche volontà, volontarismo, sono parte di un vocabolario che tende verso soluzioni moraliste: il testo della Lugli si propone come un’alternativa a tutto ciò, indicando vie interessanti da percorrere.
L’intelligenza emotiva è costituita dal cuore e dal cervello ovvero da una parte razionale e da una volontaria, quest’ultima dice allenamento, ripetizione e riabilitazione: il mito della spontaneità è falso! Non esiste la spontaneità, esistono le abitudini: nell’addestramento è la ripetizione che dà l’apprendimento.
Ogni uomo può vivere un percorso di trasformazione e questo anche a partire da grandi traumi e ferite. Bisogna districarsi dalla schiavitù delle diagnosi, da certe lapidarie conclusioni che rischiano di paralizzare la persona. Occorre capire, approcciando l’individuo, quale sia l’input da innescare per accendere un processo virtuoso di cambiamento e riabilitazione. Del resto, come osservato da don Fabio Rosini proprio a proposito di questi passaggi del libro della Lugli, un buon padre non è colui che risolve personalmente i problemi dei propri figli ma colui che insegna loro a risolverli. Allo stesso modo il formatore deve intravedere la bellezza e la potenzialità di ciascuno ed esserne “custode”.
Cos’è allora l’idoneità se non la potenzialità? Il compito dell’educatore e del terapeuta non è fare una foto della condizione di corrente disagio ma mostrare “dove si può arrivare”. Più sono grandi le ferite più si può diventare “grandi”.