Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 16 giugno 2025
In vista della mostra che si terrà durante il Meeting di Rimini 2025, dal titolo “Luce da Luce. Nicea 1700 anni dopo”, organizzata dalla Pontificia Università della Santa Croce e dall’Associazione PATRES, e a partire dal volume La scommessa di Costantino. Come il Concilio di Nicea ha cambiato la storia (Mondadori 2025), il ROR lo scorso 16 giugno 2025 ha organizzato un pomeriggio di dialogo, moderato dalla direttrice Ilaria Vigorelli, tra Gian Guido Vecchi (vaticanista del Corriere della Sera), Giovanni Maria Vian (ordinario di filologia patristica-La Sapienza), autori del già menzionato volume, e Giulio Maspero (Decano della Facoltà di teologia, PUSC).
Nicea non la si conosce mai abbastanza e il testo, hanno spiegato gli autori, è frutto di una solida amicizia ma anche di un azzardo: la scommessa di far comprendere al pubblico la “svolta” che tale fase della storia del dogma rappresentò in un momento di “crisi” per la cristianità. Nicea significò per i cristiani un passaggio chiave per dare ragione della propria fede, ma fu, altresì, uno snodo assai significativo nella storia dell’uomo. Come ha ricordato Giulio Maspero a tal proposito, Jean Daniélou nel suo L’ Orazione, problema politico sostenne che la “scommessa” di Costantino permise al cristianesimo di diventare una religione di popolo, consentì cioè ai cristiani “deboli”, all’uomo della strada, e non solo ai martiri, di professare il proprio culto, permettendo così al cristianesimo di sbocciare. Gli autori hanno illustrato il contesto storico immediatamente precedente al Concilio, soffermandosi sulla persecuzione di Diocleziano, durissima e sanguinosa, che puntava a smantellare le strutture della Chiesa, e sulla controversa quanto notevole figura dell’imperatore Costantino, sottolineando come la posizione che questi assunse non possa semplicisticamente essere definita come “una posizione di comodo”.
Conversare nell’aula intitolata a Benedetto XVI, ha permesso di ricordare ai presenti come proprio Ratzinger negli anni 90 tornò a parlare del Concilio di Nicea per ribadirne l’importanza. Ancora oggi, la svolta consiste nell’aver affermato la fede nella dignità e nella signoria di Cristo, Dio fatto uomo, coeterno al Padre.
L’attualità di Nicea non consiste solo nel fatto che ancora oggi ripetiamo le parole definite 1700 anni fa dai padri conciliari ma nella presa d’atto che la fede contemporanea sta vivendo la minaccia del “nuovo arianesimo”. Ratzinger definiva così la serpeggiante tendenza di ridurre Cristo a super-uomo, fatto che svuoterebbe il cristianesimo della sua essenza e che, come ha notato Gian Guido Vecchi, lascerebbe tutti noi nella deriva del nichilismo: se Gesù fosse stato un superuomo noi ne resteremmo schiacciati, invece è il nostro Salvatore, è Dio-con-noi. Per tale ragione – ha spiegato il Decano proiettando un rendering illustrativo – la mostra “Luce da luce” accoglierà i visitatori con un video di Bono Vox, front man degli U2. Il cantante implicitamente colpisce le tesi del nuovo arianesimo: non è possibile considerare Gesù Cristo un super-uomo «Gesù ha detto di essere Dio, quindi è pazzo oppure ha ragione». L’intento degli organizzatori della mostra è quello di portare un percorso di esperti su Nicea in un contesto popolare, dove porgere ad un popolo “variegato” tutta la ricchezza del mistero del Verbo incarnato. Una basilica sommersa recentemente scoperta a Nicea – probabilmente parte di un complesso civile vicino a un palazzo imperiale – funge da punto di riferimento simbolico. Lo spazio della futura mostra – intende proprio ricreare quello di una basilica. Il simbolo che ne emerge è quello di una Luce che rimane nel cuore del visitatore e in cui cercare di tradurre un percorso storico attraverso un veicolo – lo spazio comune per l’appunto – che arrivi a tutti: un percorso che possa aiutare ogni uomo che ricerchi ad essere vero credente all’interno della Chiesa.