Ror Studies Series | Storia Religioni Comparazione
«Forse non c’è soltanto il bisogno della fame tra i bisogni primordiali»: Ugo Bianchi e la «Soteriologia dei culti orientali nell’Impero Romano» tra metodologia e lasciti
Ennio Sanzi
Università degli Studi di Messina
Lo scopo di questo contributo non è quello di proporre una carrellata finalizzata a una collazione euristica degli interventi del “maestro”, classico more, Ugo Bianchi (13 ottobre 1922 – 14 aprile 1995)1 relativi ai cosiddetti “Culti orientali” e alle promesse soteriologiche da questi garantite; si tratterà, piuttosto, di tracciare in maniera “espressionistica” (ma non scientificamente infondata) l’apporto da Lui dato alla tematica non solo come studioso di Storia delle religioni ma anche come catalizzatore di specialisti e allievi in occasione di incontri di studio, corsi universitari, privilegiate frequentazioni, e soprattutto come maieuta capace di leggere nel cuore degli uomini. A tal fine, ci è sembrata esemplificativa la frase posta come titolo del nostro contributo, una risposta laconica a chiusura della discussione seguita alla relazione di Bernard Dieterich dedicata alla “preistoria” dei misteri di Eleusi e presentata in occasione di un epocale colloquio internazionale organizzato dallo stesso Ugo Bianchi, programmaticamente dedicato e sapientemente intitolato La soteriologia dei culti orientali nell’impero romano, svoltosi a Roma dal 24 al 28 settembre 1979.2 Il motivo della risposta sta nelle parole dello stesso Dieterich: «I don’t think I want to answer on the iniation… I wonder what Professor Bianchi would like to say about that, the mysteries replaced fertility cults because the fertility cults had become exhausted»,3 replica a quanto asserito da Paolo Xella nel corso della medesima discussione circa il rapporto tra i misteri eleusini e i culti di fecondità, e cioè:
“Ho l’impressione che l’introduzione dei misteri possa ritenersi secondaria, o meglio addirittura più recente, rispetto all’introduzione dell’agricoltura… il culto della fecondità si sfuma quando i bisogni naturali più pressanti, tra i quali indubbiamente si deve collocare la “fame” (ma che non è il solo), appaiono soddisfatti”.4
In realtà dietro questa dicotomia di posizioni si possono facilmente individuare i due grandi filoni interpretativi storico-religiosi dedicati ai culti iniziatici del mondo antico, basati sugli studi fondanti di Raffaele Pettazzoni5 e ascrivibili rispettivamente ad Angelo Brelich e proprio a Ugo Bianchi. A proposito di tale dicotomia, il secondo, in un contributo dedicato all’ “evoluzione” misterica del culto di Iside inserito in una raccolta di studi in onore del primo sub asterisco, con evidente partecipazione raccontava e commentava:
“Ho visto la prima volta Angelo Brelich, se non vado errato, nel 1942, quando, in divisa militare, tornò in Facoltà per sostenere la prova di libera docenza. L’ho incontrato l’ultima volta in una tarda mattinata d’agosto del 1976, vigilia della chiusura estiva, mentre usciva da Lettere in un piazzale deserto e pieno di sole. Ne tragga simboli chi vuole. Bastano le due date, e il luogo, a dire quanto, senza interferenze, abbiamo calcato un terreno comune. Le iniziazioni di Brelich sono tribali e cittadine; le mie, misteriche e cosmopolitiche: ancora una volta, interessi diversi, e comunità di fonti”.6
Nella doppia qualifica di «misteriche e cosmopolitiche» con la quale si designano le iniziazioni e, di conseguenza, i culti di cui le stesse sono parte integrante e connotante, lo studioso di storia delle religioni e/o l’allievo sentirà fortemente l’eco di un Leitmotiv di quell’indagine rigorosamente storico-religiosa di Ugo Bianchi, così ben esemplificata proprio per tematiche già nel compendio Problemi di Storia delle religioni, pubblicato nel 19587. Il giudizio su questo testo formulato dalla commissione presieduta da Raffaele Pettazzoni, commissione che avrebbe ternato per terzo Ugo Bianchi nel concorso per professore straordinario dello stesso anno, a volerlo leggere bene, coglie a pieno l’originalità già apportata dal candidato alla disciplina: «Un volumetto divulgativo avrebbe meglio raggiunto lo scopo se l’autore si fosse attenuto ad una esposizione obiettiva dei massimi problemi di questa scienza (i.e. la Storia delle religioni) evitando di prendere posizioni troppo personali».8 Ma come poter pretendere che Ugo Bianchi non avesse preso (come avrebbe continuato a fare per tutto il corso del suo magistero) «posizioni personali», se Lui ha sempre indagato quei problemi di Storia delle religioni che ha sempre sentito suoi, in particolare quello dell’unde malum e delle connesse prospettive soteriologiche promesse all’uomo?9 Questa sensibilità (vissuta in maniera straordinaria da Lui ma non altrettanto “comunicata” da chi lo ha affiancato e seguito) non ha mai compromesso, semmai ha rafforzato, l’approccio storico-comparativo sempre presente nella vastità dei temi affrontati: Ugo Bianchi, infatti, fino al suo ultimo intervento in occasione della Special Conference dell’I(nternational) A(ssociation for the) H(istory of) R(eligions) Religions in Contact intitolato Cultural and Epistemological Methodological Policies of the I.A.H.R.,10 è stato il difensore dell’autonomia della Storia delle religioni di fronte alla volontà trasversale, soprattutto delle accademie di area direttamente o indirettamente “anglofona”, di ridurre la specificità di tale disciplina “mescolandola” nell’alveo magmatico delle diverse “Sciences of Religion”, visto che il nome che avrebbe dovuto sostituire quello della I.A.H.R. sarebbe stato “The International Association for the Study of Religions”, come programmaticamente dichiarato durante la riunione del Comitato Internazionale in occasione dei lavori del XVI Congresso I.A.H.R.11 Proprio la volontà dello studioso di ribadire tale specificità era stata alla base del congresso appena ricordato, organizzato a Roma dal 3 all’8 settembre del 1990 e significativamente focalizzato sulla “nozione” del termine religione negli studi comparativi.12 Il 12 agosto di cinque anni più tardi, a Città del Messico, in occasione del successivo Congresso I.A.H.R,13 l’assemblea in seduta plenaria,14 anche grazie alla partecipata arringa del professor Zwi R.J. Werblowsky,15 esprimeva una significativa maggioranza di voti a sostegno del mantenimento del nome, riconoscendo, seppur in qualche caso obtorto collo, la bontà delle argomentazioni del suo presidente scomparso da poco meno di quattro mesi: «Così possiamo dire in conclusione che la I.A.H.R. è rimasta la I.A.H.R. e continua ad esserlo. Bianchi ha così vinto la battaglia, il suo concetto della nostra disciplina è rimasto vincitore».16
Per Ugo Bianchi al fine di operare legittimamente Storia delle religioni risulta indispensabile il riferimento a un criterio di analisi che abbia la capacità di rendere conto tanto di ciò che è (o sembra essere) un continuum, quanto di ciò che non lo è (o sembra non esserlo) all’interno di fenomeni religiosi diversificati e diversificabili, sia a livello diacronico per quanto riguarda sviluppi, fasi e innovazioni, sia su quello sincronico circa tradizioni distinte, pluralismi e sviluppi paralleli. Per procedere in tal senso non si potrà prescindere da una ricerca positiva induttivamente impostata e capace di stabilire sia i contesti sia i processi storici in cui “concretamente” i fenomeni religiosi sono venuti in essere. Pertanto la ricerca dovrà essere idiografica, contestualizzata e in fieri. Su un tale tessuto storicamente determinato la metodologia della Storia delle religioni è chiamata a stabilire delle connessioni di due tipi e di ampio respiro: se le prime sono volte a considerare i rapporti storici su cui si intersecano fatti, contesti e processi, le seconde appaiono tese a individuare sviluppi paralleli che interessano produzioni autonome di effetti analoghi, conseguenza di cause e occasioni altrettanto analoghi, che danno luogo a fenomeni di “tipologia storico-comparativa”. Un’altra formulazione programmatica che si affianca a quest’ultima è quella di “analogia” che, seppur da intendersi in senso aristotelico, deve essere applicata alla materia di una disciplina rigorosamente storica caratterizzata da un metodo inequivocabilmente induttivo. Bisogna sottolineare come, per quanto riguarda la Storia delle religioni, la differenza fra analoghi presenti profondità e problemi maggiori di quella che è una differenza specifica all’intero di un definito genere comune. È proprio per questo che, allora, il concetto di analogia finirà per essere quello maggiormente funzionale nel momento in cui lo studioso sarà chiamato a classificare a livello ipotetico precisi fatti storici nel momento iniziale di una ricerca fondata sul metodo induttivo. L’indagine storico-religiosa, infatti, ha come scopo quello di cogliere il dato storico particolare per rapportarlo a ciò che è generale; compara, pertanto, in chiave analogica contesti al cui interno siano ravvisabili dei fatti e dei fatti che qualifichino i contesti stessi, il tutto sotto l’egida serrata di un metodo d’indagine rigoroso, tanto filologico quanto storico.17
Tale coerenza metodologica, sistematicità di studio e ampiezza di prospettive, ad oggi non più raggiunte, non fanno certo difetto quando l’indagine dello studioso si è concentrata sulla portata della soteriologia promessa dai cosiddetti “culti orientali” còlti nel loro aspetto di culti cosmopolitici e, laddove possibile, misterici.18
Non sembrerà inopportuno, allora, ricordare come a livello di definizioni Ugo Bianchi abbia ben distinto tra mistico, misterico e misteriosofico. Con mistico si intende l’atteggiamento religioso tipico della Grecia antica e del mondo ellenistico-romano caratterizzato da una rassomiglianza nel vissuto che intercorre fra alcuni specifici dèi e gli uomini, tra l’esistenza e il destino tipico di questi dèi particolari e il vivere degli uomini tout court. Con misterico, invece, piuttosto che porre l’accento sulla dimensione mitica si enfatizza quella rituale; infatti, le cerimonie iniziatiche e la connessa dimensione esoterica permettono al singolo direttamente coinvolto di “partecipare” alla vicenda prototipica del dio e/o della coppia di divinità venerata e di assicurarsi, così, prospettive di una vita privilegiata tanto terrena che nell’aldilà. Con misteriosofico, infine, si vogliono intendere dottrine e concezioni che, giovandosi di concetti ricavati da credenze e prassi religiose di tipo mistico e misterico (soprattutto l’idea della “vicenda”) li reinterpretano alla luce di una conoscenza “sapienziale” in cui è tipica l’idea di un elemento di natura divina caduto a seguito di una colpa antecedente nel corpo dell’uomo e ad esso ontologicamente irriducibile; di conseguenza, il perno attorno a cui ruoterà la spiritualità misteriosofica non sarà più tanto la vicenda di un dio come accade nella spiritualità misterica, quanto la vicenda dell’anima divina connessa inscindibilmente con il concetto di colpa antecedente.19 A scopo di completezza ricordiamo la definizione di tale concetto attraverso le parole dello stesso Ugo Bianchi: «Una colpa che fonda e condiziona l’esistenza umana (e la condiziona fino a tal punto da causarla); oltre ad essere pre-umana appare essere pre-cosmica e radicata nel mondo divino o, comunque, nei principii».20
Già nel volumetto pubblicato nel 1958 Bianchi proponeva delle definizioni (puntualizzate nella seconda edizione) sia per «religioni nazionali» che per «culti misterici». Con la prima definizione, infatti, lo studioso, dopo aver messo bene in luce la contrapposizione tra religioni etnico-nazionali (e cioè religioni di un gruppo umano più o meno esteso ma comunque riducibile a una distinta cultura della quale proprio la specifica religione costituisce una forma peculiare anche quando non riesce a esaurire a pieno l’orizzonte religioso stesso) e religioni universali (una religione, nazionale o meno, che non si identifica con un gruppo umano determinato, per quanto lato, ma che rivolge il proprio messaggio a tutta l’umanità e a ciascun uomo), passava ad affrontare fenomeni religiosi della tarda antichità quali le “religioni di mistero”, cioè connotate da una dimensione individuale caratterizzata da esoterismo e da iniziazione, e quelle che
“senza assurgere alla qualità di religioni di mistero […] si riferivano comunque al culto di divinità di cui si celebrava annualmente una ricorrente vicenda di assenza e di ritrovamento o ricomparsa […] Il passaggio dei culti misterici (e degli altri parzialmente simili) dalla loro preistoria nazionale o locale al loro sviluppo e alla loro diffusione sovranazionale non avvenne senza importanti alterazioni nel contenuto e soprattutto nello spirito di questi culti”.21
Orbene, nella lettura di Ugo Bianchi lo spirito di questi culti (evidentemente più permeabili di altri che non subirono “evoluzioni” di tal genere come la religione ufficiale della Roma repubblicana, ad esempio) muta con il mutare delle condizioni storiche: al realizzarsi della dimensione cosmopolitica lato sensu quale specimen del mondo ellenistico-romano, i culti sopra individuati, «sormontanti un originario, diretto e crudo riferimento alle vicende stagionali della terra di origine quale era proprio dei culti di fertilità, e una volta soggetti a una interpretazione umana più generale, e come tali diffusi qua e là nei centri del mondo antico, possono anch’essi dirsi meglio cosmopolitici e sopranazionali che non universali».22
Bianchi ritornerà sui culti orientali, misterici o meno, a più riprese durante gli anni sempre fecondi del suo magistero, in occasione di monografie, incontri di studio (molti dei quali lo hanno visto anche come organizzatore), Festschriften, articoli su riviste specialistiche, corsi universitari23, fino agli ultimi contributi.24 In tal senso varrà la pena ricordare di nuovo il colloquio su La Soteriologia dei Culti orientali. Proprio in occasione della prima delle sedute dedicate alla discussione generale del tema dell’incontro di studio, quella del 26 settembre, Ugo Bianchi faceva circolare uno schema che riproponiamo traducendolo dall’originale in francese in quanto del tutto paradigmatico del modo di “leggere” i culti orientali dello studioso:25
I |
Iside/Osiride; Afrodite/Adonis; Cibele/Attis; Mithra; i culti di mistero (quelli che lo sono in maniera esclusiva, quelli che ammettono questo carattere solo parzialmente); i culti mistici; i culti di fecondità. |
II |
A livello descrittivo, orizzontale; a livello genetico, verticale; il loro funzionamento reciproco produce la tipologia storica di questi culti (che non ammette generalizzazioni, ideal types, archetipi, categorizzazioni a priori, ma che implica una relazione immediata e controllata del concreto storico, che è differenziata). |
III |
I culti di mistero: a livello descrittivo, si definiscono in forza dell’azione funzionale reciproca dell’elemento iniziatico-esoterico e dell’elemento soteriologico (cosa che elimina alcune accezioni di questi termini e ne implica delle altre); a livello genetico, nascono in un terreno [più generalmente] «mistico». Questo terreno è definito da: a) un dio che attraversa una crisi (cioè, vicissitudini di presenza/assenza); b) una partecipazione reciproca profonda tra il dio mistico e l’uomo; c) sovente, una coppia divina formata dal dio che attraversa una crisi e una grande dea stabile ma solidale con lui. |
È evidente la divisione in tre parti, distinte ma allo stesso tempo fortemente interagenti. La prima parte è dedicata a specifici culti di mistero, uno esclusivamente tale (Mithra), altri inglobati all’interno di una più ampia struttura cultuale e non solo misterica alla cui portata si aprono solo in un secondo momento della loro storia (Iside/Osiride, Cibele/Attis), altri la cui portata misterica rimane sub iudice (Afrodite/Adonis); accanto a questa tripartizione interna, a scopo storico-comparativo la necessità di tenere conto dei culti mistici e legati alla fecondità.
La seconda tiene conto del livello descrittivo, orizzontale, tutta centrata sugli “oggetti” appena enumerati, e di quello verticale, genetico, focalizzata sul divenire dei medesimi oggetti; la sintesi delle due dimensioni, orizzontale e verticale, descrittiva e storica, volta a dar luogo alla tipologia storica frutto dell’applicazione del metodo storico-comparativo sempre attento al concreto storico e alle differenti reciprocità di oggetti e contesti determinati: comparare, secondo la metodologia di Ugo Bianchi, vuol dire distinguere e non uniformare.
La terza s’incentra sull’interazione tra terminologia e tipologia: da una parte la convergenza tra l’elemento iniziatico-esoterico e la soteriologia (vedremo più avanti le nuances di questa soteriologia), dall’altra il ricorrente retroterra mistico (ancorché sui generis come nel caso del mitraismo) caratterizzato da una profonda reciproca partecipazione tra il dio, coinvolto in vicende dolorose analoghe a quelle che l’uomo sperimenta durante la propria vita, e l’uomo stesso, capace di avvertire prossima al suo vissuto una divinità di tal genere piuttosto che uno dei grandi dèi “olimpici”26.
La discussione che ha fatto seguito a questo schema di partenza27 ha trovato la sua “composizione” nella redazione di un documento finale approvato all’unanimità dal comitato ristretto, teso a evidenziare la specificità del colloquio nel momento in cui ha sottolineato come le discussioni (piuttosto che gli interventi che le hanno innescate: attenzione!) abbiano messo bene in luce quanto segue: a) gli schemi tradizionali non risultano più adatti alla descrizione e alla comprensione della disparità dei culti orientali, b) il mitraismo rientra parzialmente nella tipologia dei culti mistici, c) la soteriologia promessa da tali culti non riguarda soltanto l’aldilà extra-cosmico ma che piuttosto la salus postuma fa sovente il paio con la salus in questa vita secondo una prospettiva di solidarietà bio-cosmica (una salus che varia non solo in relazione ai differenti culti ma anche in funzione dei distinti livelli di fede e di pensiero).28
Su quest’ultimo aspetto Ugo Bianchi tornava specificamente nel terzo punto degli Epilegomena per dichiarare:
“Non tutto, nel materiale preso in considerazione nel Colloquio è sembrato condurre alla constatazione di elementi di soteriologia, e di soteriologia oltre-mondana; così come, del resto, non tutto il materiale era di consistenza misterica, cioè implicante una soteriologia connessa con il momento iniziatico, nel più vasto quadro del dio in vicenda e del dio mistico […] Anche qui nessuna meraviglia. Infatti, scopo del Colloquio era quello di distinguere, di comparare per distinguere, secondo l’ammonimento di ogni buon comparatista che sia anzitutto uno storico. Ma anche qui una osservazione inevitabile: o i termini «soteriologia» e, ancor più, «salvezza» hanno un vasto ventaglio di significati, entro i quali può rientrare anche quella che è stata chiamata la salvezza intra-mondana di tipo “bio-cosmico”, oppure non l’hanno […] Che poi in ogni caso, di fronte a tutto il materiale discusso nel Colloquio, si dovesse parlare di “soteriologie” al plurale, data la differenza di implicanze tra l’uno e l’altro culto a contenuto soteriologico, era certo vero, ma non implicava che dovesse essere reso esplicito nella formulazione del titolo stesso del Colloquio”.29
In queste asserzioni risuona bene il temperamento dell’uomo e la sistematicità dello studioso, così capace di ascoltare posizioni diverse, confrontarsi con esse e arrivare a “sintesi” argomentative che allo stesso tempo assurgono a ruolo di “tesi”. Tuttavia, a ben guardare c’è qualcosa di più sul fatto di avere preferito il singolare al plurale, soteriologia a “soteriologie”. Il colloquio del 1979, nella visione prospettica di Ugo Bianchi doveva essere la terza tappa di avvicinamento, (la prima era stata quella del colloquio su Le origini dello Gnosticismo [Messina 1966]30 e la seconda quella del colloquio evocativamente intitolato Mysteria Mithrae e incentrato sulla specificità di questo culto di mistero [Roma 1978]) 31 a un ampio incontro dedicato alle forme e alle origini della soteriologia del cristianesimo da intendersi nel più vasto ambito di una sistematica indagine storico-comparativa riguardante il mondo antico. Questo è un lascito importante e ineludibile, di strettissima attualità scientifica e noto a molti degli studiosi di Storia delle religioni, allievi o meno del Maestro.32
Ora, alla luce del fatto che la lezione di Ugo Bianchi a oggi non sia stata ripensata e/o superata da nessuno dei suoi allievi, se esiste ancora una scuola che voglia non solo continuare a rendere omaggio al proprio fondatore ma voglia dimostrare quanto la metodologia da Lui elaborata e le idee da Lui proposte siano non solo valide ma imprescindibili per chiunque voglia affrontare gli studi storico-religiosi, la volontà di dar luogo questo incontro di studio sulla soteriologia del cristianesimo dovrà essere uno sprone capace di “stringere a coorte” allievi della prima come dell’ultima ora, nonché allievi di seconda generazione, e coalizzarli nella realizzazione di tale lascito ineludibile. Piuttosto che il senecano «malus miles est qui imperatorem gemens sequitur»33 intrecciamo voti – è proprio il caso di dirlo! – memori del virgiliano «poscere fata tempus»34 debita conseguenza e oramai ineludibile banco di prova dell’altrettanto virgiliano «manibus, o, date lilïa plenis».35 Insomma, fata aspera rumpenda! Io, ultimo ma non ultimo degli allievi di Ugo Bianchi, sono pronto.
1 Ringraziamo ex animo Lorenzo Bianchi e Angela M. Mazzanti per averci dato la possibilità, invitandoci a partecipare a questo incontro di studio, di esternare il nostro dialogo che, secondo modalità ineffabili che vanno ben oltre l’esistenza fisica degli uomini, non ha mai smesso di essere con Ugo Bianchi. Manibus, o, date lilïa plenis!, cfr. infra, nota 35.
Sulla cifra scientifica e maieutica di Ugo Bianchi cfr. G. Casadio (a cura di), Ugo Bianchi. Una vita per la Storia delle Religioni, Roma 2002; M. Monaca, Ugo Bianchi e la Storia elle Religioni, Roma 2012 (per i partecipati ricordi di allievi e amici che costituiscono cospicua parte del volume); G. Sfameni Gasparro, Ugo Bianchi e la storia delle religioni: l’eredità di un maestro, in M. Geraci – A. Ndreca (a cura di), Insigni Maestri. Tra storia, etnologia e religione. Atti della giornata di studi in onore di Bernardo Bernardi, Ugo Bianchi, Teobaldo Filesi, Vinigi L. Grottanelli, Italo Signorini, Città del Vaticano, 19 aprile 2018, Città del Vaticano 2020, 31-58. La bibliografia ad oggi più esauriente di Ugo Bianchi è pubblicata da L. Bianchi (a cura di), Bibliografia di Ugo Bianchi, «Annals of the Sergiu Al-George Institute» 6-8 (1997-1999) 17-38 (miglioramento di quanto già pubblicato da Idem, in Casadio, Ugo Bianchi, 469-496). Dal lavoro di inventariazione dell’archivio di Ugo Bianchi, per il quale cfr. il contributo di L. Bianchi in questo stesso volume, sono emersi testi già editi in riviste e giornali che andranno ad aggiornare quanto appena menzionato; in futuro è prevista la pubblicazione di qualche testo inedito.
2 U. Bianchi – M.J. Vermaseren (a cura di), La soteriologia dei culti orientali nell’Impero Romano. Atti del Colloquio Internazionale su La Soteriologia dei culti orientali nell’Impero Romano, Roma 24-28 settembre 1979, Leiden 1982.
3 B. Dieterich, The Religious Prehistory of Demeter’s Eleusinian Mysteries, in Bianchi, Vermaseren, La Soteriologia, 445- 471, la citazione è all’ultima pagina.
4 P. Xella, in ibidem.
5 In part. R. Pettazzoni, I misteri. Saggio di una teoria storico-religiosa, Bologna 1924.
6 U. Bianchi, Iside dea misterica. Quando?, in G. Piccaluga (a cura di), Perennitas. Studi in onore di Angelo Brelich, Roma 1980, 9-36, la citazione è alla prima pagina.
7 U. Bianchi, Problemi di Storia delle religioni, Roma 1958; II, Roma 1986.
8 Min. Pubbl. Istr. Bollettino ufficiale di parte II atti di amministrazione, anno 86°, Roma, giovedì 26 marzo 1959, 1758 cfr. E. Sanzi, Ugo Bianchi (1922-1958), in Casadio, Ugo Bianchi, part. 42-43.
9 Per una testimonianza dello specifico modo di “vivere” la Storia delle religioni da parte di Ugo Bianchi cfr. il contributo di L. Bianchi presente in questo volume. Deve essere ricordato che uno degli ultimi interventi dello studioso è stato incentrato proprio intorno a questo tema e ha inteso comparare le “strutture del male” distinguendo il male inteso come defectus boni debiti dal male inteso come sostanza e declinato secondo la specifica portata ontologica distinta di volta in volta. Cfr. U. Bianchi, Le strutture del male (tra apocalittica e gnosticismo), in M.V. Cerutti (a cura di), Apocalittica e Gnosticismo. Atti del Colloquio internazionale, Roma, 18-19 giugno 1993, Roma 1995, 11-28 = U. Bianchi, Religions in Antiquity, II: Gnostica e Manichaica (a cura di L. Bianchi), Milano 2015, 151-164.
10 La Special Conference ha avuto luogo a Brno, dal 23 al 26 agosto 1994. Il testo, presentato a chiusura dei lavori e dello IAHR Open Forum il 26 agosto, non figura negli atti pubblicati da I. Doležalová, B. Horyna, D. Papoušek (a cura di), Religions in Contact: Selected Proceedings of the Special IAHR Conference Held in Brno, August 23-26, Czech Society for the Study of Religions, Brno 1996; in forma di “letteratura grigia” e con il titolo leggermente mutato in On the Cultural and Epistemological/Methodological Policy of the IAHR si può leggere nello «IAHR Bulletin», november 1994, 13-23 = https://www.iahrweb.org/bulletins/IAHR%20Bulletin%2030-Nov%201994.pdf
11 P. Antes, Ugo Bianchi e la I.A.H.R., in Ugo Bianchi, 75-84, part. 78-79.
12 U. Bianchi (a cura di), The Notion of «Religion» in Comparative Research. Selected Proceedings of the XVIth Congress of the International Association for the History of Religions. Roma, 3rd-8th September, 1990, Roma 1994.
13 Y. González Torres – M. Pye (eds.), Religion and Society: Proceedings of the 17th Quinquennial Congress of the International Association for the History of Religions (I.A.H.R.), Mexico City, 5-12 August 1995, Cambridge 2003.
14 Il Convegno e la seduta registravano l’assenza della maggior parte degli allievi di Ugo Bianchi, venuto improvvisamente a mancare nel Venerdì Santo dello stesso anno mentre preparava questa difficile battaglia per la quale aveva chiamato a raccolta la sua scuola.
15 Ex visu.
16 P. Antes, Ugo Bianchi e la I.A.H.R., in Casadio, Ugo Bianchi, 80.
17 La bibliografia del professore Ugo Bianchi riguardo la metodologia storico-religiosa è talmente vasta che una qualsiasi segnalazione in proposito risulterebbe incompleta. Per un primo confronto ci sia comunque consentito rimandare almeno in parte a quanto da Lui stesso segnalato a sostegno bibliografico del proprio intervento col quale chiudeva i lavori della sessione conclusiva del XVI Congresso della I.A.H.R. l’8 settembre 1990, significativamente intitolato Concuding Remarks: The History of Religions (= Bianchi, The Notion of «Religion», 919-922): The Definition of Religion. On the Methodology of Historical-Compartive Research, in U. Bianchi – C.J. Bleeker – A. Bausani (a cura di), Problems and Methods of the History of Religions: Proceedings of the Study Conference Organized by the Italian Society for the History of Religions on the Occasion of the Tenth Anniversary of the Death of Raffaele Pettazzoni, Rome, 6th to 8th December 1969: Papers and Discussions, Leiden 1972, 15-34; Saggi di metodologia della Storia delle religioni, Roma 1979; Current Methodological Issues in the History of Religions, in J.M. Kitagawa (ed.), The History of Religions: Retrospect and Prospect. A Collection of Original Essays, New York – London 1985, 53-72; History of Religions, in M. Eliade (ed.), The Encyclopedia of Religion, New York 1986, VI, 399-408; Method, Theory and the Subject Matter, in L.H. Martin (ed.), Religious Transformations and Socio-Political Change: Eastern Europe and Latin American, Berlin – New York 1993, 349-355. A questi lavori si rinvia per approfondimenti bibliografici.
18 Purtroppo non è presente una sezione specificamente dedicata a questo fenomeno storico-religioso sia in G. Sfameni Gasparro (a cura di), Ἀγαθὴ ἐλπίς. Studi storico-religiosi in onore di Ugo Bianchi, Roma 1994, che in Casadio, Ugo Bianchi.
19 Per un approfondimento del concetto di mistico, misterico e misteriosofico in chiave storico-religiosa cfr. almeno U. Bianchi, Initiation, mystères et gnose, in C.J. Bleeker (a cura di), Initiation. Contributions to the Theme of the Study-Conference of the International Association for the History of Religions, Held at Strasbourg, September 17th to 22nd 1964, Leiden 1965, 154-172 = U. Bianchi, Selected Essays on Gnosticism, Dualism and Mysteriosophy, Leiden 1978, 159-176; U. Bianchi, Prometeo, Orfeo, Adamo. Tematiche religiose sul destino, il male e la salvezza, Roma 1976, 71-94, 129-143, passim; U. Bianchi, The Religio-historical Question of the Mysteries of Mithras. I: Mysticism and Mystery Religion. Roman Mithraism as a Mystery Religion, in Bianchi (a cura di) Mysteria Mithrae. Atti del Seminario Internazionale su ’La specificità storico – religiosa dei Misteri di Mithra, con particolare riferimento alle fonti documentarie di Roma e Ostia’, Roma e Ostia 28-31 Marzo 1978, Roma – Leiden 1979, 3-30.
20 Bianchi, Prometeo, Orfeo, Adamo 50 ss. Per una trattazione sistematica del concetto di colpa antecedente cfr. almeno U. Bianchi, Peché originel et peché antécedent, «Revue de l’histoire des religions» 170 (1966) 117-126 = Bianchi, Selected Essays, 177-186; Bianchi, Prometeo, Orfeo, Adamo, part. 55 ss.; U. Bianchi, Il dualismo religioso. Saggio storico ed etnologico, Roma 1958, II ed. Edizioni dell’Ateneo e Bizzarri, Roma 1983, passim.
21 Bianchi, Problemi, II ed., 54-56; quanto in corsivo non compare nella I edizione, dove la citazione è alla pagina 51.
22 Bianchi, Problemi, II ed., 56; quanto in corsivo non compare nella I edizione, dove la citazione è alla pagina 52.
23 Per avere un’idea concreta dell’apporto originale e determinante dello studioso alla riflessione storico-religiosa sui culti orientali in occasione di monografie, incontri di studio, Festschriften e articoli su riviste specialistiche sarà sufficiente consultare già in maniera cursoria Bianchi, Bibliografia di Ugo Bianchi; per quanto riguarda i corsi universitari ci limitiamo a segnalare: per gli anni trascorsi nell’Università di Messina (1960-1971) Iniziazione, mistero, gnosi (a.a. 1963-1964), Concezioni relative al mondo e alla salvezza nel cristianesimo e in alcune religioni dell’antichità (a.a. 1967-1968), Dalle società iniziatiche primitive e ai culti misterici (a.a. 1970-71); per quelli presso l’Università di Bologna (1970-1974) Le religioni di mistero nel mondo antico (con particolare riferimento ai culti dionisiaci in Beozia, a Delfi, nel Peloponneso) (a.a. 1971-1972), Salvezza e vicenda dell’anima in alcune correnti religiose del mondo antico (a.a. 1973-1974); per quelli nell’Università di Roma “La Sapienza Trascendenza e teodicea nelle grandi religioni del mondo antico (a.a. 1986-1987), Riscatto e palingenesi. Gli attori umani. Momenti di storia religiosa (a.a. 1987-1988). Si tratta di corsi che hanno dato luogo a delle dispense, tutte non pubblicate, ad eccezione dell’ultimo corso citato per il quale cfr. http://www.chaosekosmos.it/pdf/2015_02.pdf e http://www.chaosekosmos.it/pdf/2017_02.pdf
24 U. Bianchi, Foreword, in J.R. Hinnells (ed.), Studies in Mithraism. Papers Associated with the Mithraic Panel Organized on the Occasion of the XVIth Congress of the International Association for the History of Religions Roma 1990, Roma 1994, 7-9; U. Bianchi, Iuppiter Dolichenus. Un problème de typologie historique de la religion, in G.M. Bellelli – U. Bianchi (eds.), Dolichena et Heliopolitana. Orientalia Sacra Vrbis Romae. Recueil d’études archéologiques et historico-religieuses sur les cultes cosmopolites d’origine commagénienne et syrienne, Roma 1996, 605-612. Nel primo si mettono a confronto i culti misterici incentrati sulla coppia divina e il “dying god” e connotati specificamente ma non esclusivamente dalla dimensione iniziatico-esoterica e con attese soteriologiche intra ed extra-mondane per l’iniziato (ad es. il culto isiaco), i culti rivolti agli dèi di origine siro-commagenica priva della dimensione iniziatico-esoterica in cui il dio princeps, inteso quale reggitore del grande cosmo, si erge a garante di una salus scevra da implicazioni extra-mondane (ad. es. il culto riservato a Iuppiter Optimus Maximus Dolichenus), il culto dedicato al deus invictus Mithra caratterizzato fin dalla prime attestazioni esclusivamente quale culto misterico latore di prospettive extra-mondare ed escatologiche. Nel secondo Ugo Bianchi approfondiva queste riflessioni asserendo: «Pour conclure, on peut imaginer un triangle dont les sommet sont occupés d’une part par les cultes à mystères, centrés sur le couple divin et le dieu qui meurt, dans un contexte initiatique-ésoterique, sotériologique et eschatologique individuelle; de l’autre, par le mithriacisme romain, comme culte à mystères spécifique (ésoterique-initiatique, sotériologique, impliquant aussi, semble-t-il, une eschatologie collective ou cosmique), fondé sur la notion du deus invictus; enfin, par la nature héroïque, guerrière et cosmique, mais dépourvue de traits mystériques, de Iuppiter Dolichenus, l’ancien Teshub de Commagène et Baal de Syrie, avec son pouvoir cosmique et atmosphérique, un pouvoir qui lui a permis de s’intégrer à Jupiter O(ptimus) M(aximus); un dieu, le Dolichenus, qui n’aurait pu se situer dans un contexte de religion à mystères, étant donné sa fonction de dieu politique et de dieu conservator de la cité» (la citazione è all’ultima pagina).
25 Bianchi – Vermaseren, La soteriologia, 883.
26 Sul concetto di religiosità olimpica cfr. almeno U. Bianchi, La religione greca, in G. Castellani (a cura di), Storia delle religioni, VI, Torino 1971, III part. 118-130, 239-263 = U. Bianchi, La religione greca, Torino 1975, part. 36-48, 157-181.
27 Bianchi – Vermaseren, La soteriologia, 883-916.
28 Bianchi – Vermaseren, La soteriologia, Documento finale, XVI-XVII. Dal punto di vista della Storia delle religioni, soprattutto per quanto riguarda la messa in discussione della categoria “Culti orientali” così come formulata da F. Cumont, Les religions orientales dans le paganisme romain. Conferences faites au Collège de France en 1905, IV, Paris 1929, secondo cui tutti i culti venuti dall’Oriente e diffusisi nel mondo imperiale romano avrebbero assunto la forma di misteri (Cibele ed Attis: 48, Iside e Osiride: 71, gli dèi siriani: 111; Mithra 131, in generale: 189) si possono leggere quali sviluppi autonomi ma consequenziali dell’impatto del Colloquio sulla comunità scientifica i determinanti lavori di rilevanti studiosi la cui opera risulta oramai imprescindibile per chiunque voglia confrontarsi con siffatta tematica, a tal proposito cfr. W. Burkert, Ancient Mystery Cults, Cambridge-London 1987 (cfr. la recensione di U. Bianchi, «Gnomon» 67 (1995), 1-5); R. Turcan, Les cultes orientaux dans le monde romain, III, Paris 2004. Di altrettanto rilievo le “fatiche” di un atelier italo-franco-tedesco (aperto anche a studiosi di altre aree linguistiche) coordinato da C. Bonnet che ha dato luogo a tre seminari e a un incontro di studio conclusivo, bilancio degli studi di Franz Cumont e indagine sul valore della categoria “Culti orientali”, cfr. C. Bonnet – A. Bendlin (a cura di), Les “religions orientales”: approches historiographiques. Die “orientalischen Religionen” im Lichte der Forschungsgeschichte, «Archiv für Religionsgeschichte» 8 (2006) 151-273; C. Bonnet – J. Rüpke – P. Scarpi (eds.), Religions orientales – Culti misterici. Neue Perspektiven – nouvelles perspectives – prospettive nuove. Im Rahmen des trilateralen Projektes “Les religions orientales dans le monde gréco-romain, Stuttgart 2006; C. Bonnet – S. Ribichini – D. Steuernagel (eds.), Religioni in contatto nel Mediterraneo antico. Modalità di diffusione e processi di interferenza. Atti del 3° colloquio su “Le religioni orientali nel mondo greco e romano”, Loveno di Menaggio (Como), 26-28 maggio 2006, Pisa – Roma 2008 = «Mediterranea» 4 (2008); C. Bonnet – V. Pirenne-Delforge, – D. Praet (eds.), Les religions orientales dans le monde grec et romain: cent ans après Cumont (1906-2006). Bilan historique et historiographique. Colloque de Rome, 16-18 novembre 2006, Institut Historique Belge de Rome, Bruxelles – Rome 2009. In questa prospettiva devono essere segnalati G. Sfameni Gasparro, Misteri e teologie. Per la storia dei culti mistici e misterici nel mondo antico, Cosenza 2009; C. Bonnet – L. Bricault (eds.), Panthée: Religious Transformations in the Graeco-Roman Empire, Leiden – Boston 2013; C. Bonnet – E. Sanzi (a cura di), Roma, la città degli dèi. La capitale dell’Impero come laboratorio religioso, Roma 2018.
29 Bianchi – Vermaseren, La soteriologia, Epilegomena, 917- 930, la citazione è alle pagine 926-927.
30 U. Bianchi (a cura di), Le origini dello gnosticismo. Colloquio di Messina 13-18 aprile 1966, Leiden 1967.
31 Bianchi (a cura di), Mysteria Mithrae.
32 Accanto a questo ce n’è un altro, meno noto ma non meno significativo sia della cifra della longue durée degli interessi scientifici di Ugo Bianchi sia della sua perenne disponibilità verso chiunque volesse dedicarsi proficuamente alla Storia delle religioni. Si tratta di un gruppo di studio sul dualismo religioso coordinato da chi scrive le cui stimolanti riunioni hanno avuto luogo negli anni accademici 1993-1994, 1994-1995, 1995-1996 (la prima il 16 marzo 1994, quella che ad oggi è l’ultima il 14 novembre 1995) e hanno visto la costante presenza dello studioso così capace di intervenire, guidare, suggerire, argomentare e sostenere questo entusiasmo; la scomparsa di Ugo Bianchi e il “testimone” lasciato cadere hanno posto fine a un’esperienza evidentemente irripetibile negli stessi termini e modi, nonostante i dichiarati buoni propositi di assicurarne la continuità. L’attività di ricerca di questo gruppo di studio, secondo la volontà di Ugo Bianchi, avrebbe dovuto dare luogo a un incontro di studio intitolato «Punti di arrivo della Storia della religioni: monoteismo, dualismo» previsto per il dicembre del 1995 nei locali della “Sapienza. Università di Roma”. Anche questo rimane un lascito.
33 Sen. Ep. ad Luc. 107, 9.
34 Verg. Aen. VI 45-46.
35 Verg. Aen. VI 883, nella citazione di Dante Pg. XXX 19 con l’inserimento dell’interiezione per trasformare l’emistichio virgiliano in un endecasillabo. Per noi che scriviamo è assolutamente significativo che questo stesso verso, sia stato utilizzato proprio da Ugo Bianchi in esergo alla commemorazione di Giancarlo Montesi, «un amico e […] un compagno di studi di anni lontani». Cfr. U. Bianchi, In memoriam Giancarlo Montesi, «Studi e Materiali di Storia delle Religioni» 50 (1984), 219-220, la citazione è alla prima pagina.