Ror Studies Series | Storia Religioni Comparazione
Ugo Bianchi: un essenziale profilo
Lorenzo Bianchi
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Πάντα δὲ δοκιμάζετε, τὸ καλὸν κατέχετε (1Ts 5,21)
Questo mio breve intervento non intende naturalmente entrare nel dibattito sul metodo storico-comparativo applicato alla Storia delle Religioni, del quale mio padre Ugo Bianchi fu convinto e tenace assertore. Su questo argomento, infatti, lascio direttamente a lui la parola con la pubblicazione, in fondo a queste mie poche righe, di un suo sintetico ma molto chiaro testo rinvenuto tra le carte del suo archivio e che non mi risulta sia mai stato pubblicato. Al testo, probabilmente un appunto per qualche conferenza o seminario o lezione che illustra con precisione concetti che possono essere rinvenuti in molte sue trattazioni metodologiche, manca la data, ma la sua collocazione nella sequenza delle carte (originariamente da lui ordinate) fa presumere che debba risalire all’anno 1971, non escludendo però una data del decennio precedente.
Se posso riprendere un elemento esplicitato nel testo proposto, vorrei sottolineare un concetto che è stato parte importante dell’eredità metodologica che mi accorgo di aver ricevuto da lui: l’attenzione al dato storico. Anzi, per dirla più esplicitamente, il considerare la realtà dei fatti e delle cose avendo rispetto per essi, senza la sovrapposizione di interpretazioni ideologiche o tentativi di astratte classificazioni, condizione sempre indispensabile per la comprensione autentica dell’oggetto di studio.
Aggiungo una seconda considerazione, che deriva certo dall’esperienza diretta ma che si rafforza sempre più via via che vado scoprendo nelle carte dell’archivio periodi e atti della sua vita che prima mi erano meno presenti. E la considerazione è questa: l’atteggiamento che ho sopra descritto per l’oggetto di studio ha corrisposto sempre, in lui, a un parallelo atteggiamento aperto e positivo nei confronti di tutti coloro con cui è stato in relazione, fossero colleghi o studenti o anche persone semplicemente incontrate per i più svariati motivi. Un atteggiamento di rispetto e di ascolto che gli ha consentito di dar valore a ciascuno e a ogni cosa.
Questa considerazione è andata in me maturando, come appena detto, negli ultimi anni, meglio definita da quanto va emergendo dal lavoro di inventariazione del suo archivio. Un archivio che posso senz’altro definire “scientifico”, in quanto specchio, in ogni sua parte, della ricerca che mio padre condusse per tutto il corso della sua vita, e dell’insegnamento universitario.
Tuttavia, come cercherò di dire, questa sua attività (che fatico a definire “accademica” nel senso quasi di “istituzionale” che oggi il termine spesso riveste) non è stata solamente una parte, sia pure importante e pubblica, della sua vita, ma qualcosa di intimamente connesso alla sua persona, al suo essere uomo.
Intendo dire che il suo interesse scientifico non è stato affatto un interesse di pura ricerca, per così dire, astratta, ma la conseguenza, l’esplicitazione e il tentativo di risposta alle domande e agli interessi che lo avevano preso fin dagli anni della prima giovinezza. Pochi sanno che, terminati gli esami del corso universitario, vi aggiunse in più quello di Storia delle Religioni proprio per laurearsi con Raffaele Pettazzoni. La sua è stata, senza dubbio, una ricerca che lo ha accompagnato per tutta l’esistenza, e accompagnandola l’ha determinata. Non un interesse accademico, dunque, non un interesse erudito, ma qualcosa di essenziale, che interessava, fin nella profondità di ogni atto, la propria persona.
Per meglio esplicitare: l’atteggiamento applicato a livello di studio alla storia delle religioni appare essere qualcosa di più che una semplice metodologia di ricerca: è invece, per così dire, la modalità che ha avuto mio padre nell’andare incontro alla realtà in tutti i suoi aspetti. Ed è significativo che il filo conduttore di tutta la sua ricerca siano state le tematiche del male, del destino e della salvezza, cioè la comprensione della natura dell’uomo e il fine ultimo della sua esistenza.
In questa prospettiva, non è possibile scindere, in Ugo Bianchi, lo studioso dall’uomo nella sua interezza. Voglio dire che tutta la sua ricerca è stata determinata da una domanda ineludibile che lo ha riguardato personalmente e direttamente.
Ma devo aggiungere una cosa essenziale. Mio padre era cristiano, e la sua fede cattolica era profonda.
È proprio in forza di questa fede profonda, e del profondo rispetto che per essa ha avuto, che è stato capace – io sono certo – di considerare con lo stesso profondo rispetto ogni autentica espressione religiosa come vera espressione della natura umana e non come sovrastruttura; e che tali espressioni religiose sia stato capace di comprendere e mettere in relazione tra loro e con quello che pensava e credeva.
Mi chiedo: il percorso e l’insegnamento di mio padre può essere valido per tutto e per tutti? Intanto posso notare questo: la sua opera e la sua attività – e si vede anche nelle carte d’archivio – hanno messo in contatto tante persone altrimenti distanti tra di loro; tanti sono stati gli allievi che ha lasciato, e tantissimi i colleghi, spesso di idee contrastanti, con i quali ha avuto forti legami di amicizia.
Termino queste poche righe con qualche considerazione informativa sull’archivio, tuttora in corso di inventariazione.1 Esso consta di più di 300 faldoni, che abbracciano un periodo di attività che va dal 1942 circa fino al 1995, data della morte. Una divisione per argomenti era già stata assegnata da mio padre, con una riorganizzazione retrospettiva delle carte; tuttavia, questa riorganizzazione (a cui partecipai anch’io in più riprese negli ultimi anni della sua vita) è rimasta incompleta per molta documentazione relativa in particolare al periodo fra il 1984 e il 1995. Il lavoro di riorganizzazione, che si va rivelando abbastanza complesso nonostante la già presente generale suddivisione sia cronologica sia per argomenti, prevederà una nuova disposizione di tutte le carte, più logicamente organizzate, mantenendo tuttavia il dato della collocazione originaria all’interno del materiale così come pervenuto.
In termini generali le sezioni principali dell’archivio riguarderanno:
1 – tutta l’attività di studio, ricerca e insegnamento prima dell’insediamento sulla cattedra universitaria nel 1960;
2 – l’attività di insegnamento universitario ed i vari corsi tenuti anno per anno (compresi tutti gli atti relativi, anche quelli amministrativi);
3 – le attività riguardanti i rapporti con l’associazionismo cattolico (in particolare la FUCI nel periodo bellico e post-bellico) e con varie istituzioni ecclesiali (tra le quali il Segretariato per i non cristiani);
4 – i numerosi convegni, colloqui, simposi, seminari e incontri organizzati, con tutte le carte relative, dai testi originali degli interventi alle correzioni e ai suggerimenti in bozze, alla corrispondenza con i partecipanti e, talvolta, alle registrazioni su nastro degli interventi, comprese le discussioni, pubblicate o meno;
5 – i convegni non da lui organizzati, ma ai quali ha partecipato;
6 – estratti di pubblicazioni e interventi altrui ordinati per tematiche di studio;
7 – appunti propri e suggestioni (spesso non pubblicati) anch’essi divisi per tematiche di studio;
8 – documentazione relativa alle società, associazioni e accademie, italiane e straniere, di cui è stato componente (con notevole documentazione in particolare per la Società Italiana di Storia delle Religioni);
9 – documentazione amministrativa e varia relativa a concorsi universitari;
10 – documentazione varia (inclusi numerosi interventi, alcuni inediti) sulla politica universitaria (e, fino a un certo periodo, scolastica);
11 – lavori di allievi ricevuti, revisionati e corretti, nonché la corrispondenza relativa;
12 – prime redazioni con appunti e correzioni di numerosi lavori propri;
13 – corrispondenza varia, oltre a quella inserita nelle sezioni precedenti;
14 – singoli articoli di giornali su vari argomenti che avevano attratto il suo interesse.
Questa divisione in sezioni, anche se ben definibile per alcuni argomenti, tuttavia non riesce a dare compiutamente conto della complessità e trasversalità della documentazione; dunque sarà fondamentale una analitica indicizzazione per nomi, luoghi e argomenti che consentano più agevoli ricerche su tutto il materiale conservato.
1 Per quanto riguarda la biblioteca scientifica di Ugo Bianchi, questa è stata donata dagli eredi, per la sua massima parte (circa 2500 volumi), alla Pontificia Università Urbaniana nell’anno 2019, in particolare per quel che riguarda i testi di carattere storico-religioso, storico, filosofico e antropologico. Di tutto il corpus della biblioteca, prima della donazione, è stata fatta una prima catalogazione mantenendone la divisione e la disposizione originarie assegnate da Ugo Bianchi stesso; catalogazione che è tuttora in corso di revisione e completamento, in vista di una sua pubblicazione, e che diventerà essa stessa testimone, insieme alla documentazione d’archivio, degli interessi e dell’attività scientifica di Ugo Bianchi. Al momento, inoltre, è in corso di avvio la specifica catalogazione dei volumi donati, con l’indicazione della provenienza, all’interno del catalogo generale della Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana, a cura di questa istituzione.