Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 26 febbraio 2025
Il 26 febbraio, Robert Marsland (PhD PUSC) ha tenuto un seminario per il ROR, illustrando il suo lavoro di ricerca raccolto nella tesi dottorale dal titolo: La filosofia della natura di San Massimo il Confessore. Marsland, che è passato da una carriera nel campo della biofisica a quello della teologia dogmatica, ha spiegato in che termini la visione patristica di Massimo possa offrire una risposta significativa alle sfide ecologiche contemporanee.
Marsland ha contestualizzato la sua ricerca nella linea di alcuni insegnamenti papali, tra cui ha ricordato: gli avvertimenti di Papa Pio XII contro lo “spirito tecnico” (1953), che mettono in guardia da una visione del mondo che privilegia la produzione tecnologica e il profitto sopra ogni cosa, fino alla lettera enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, che invita a una comprensione più olistica del rapporto dell’umanità con la natura.
Come sintetizzatore posizionato al culmine del pensiero patristico, Massimo (580-662 d.C.) ha sviluppato una filosofia della natura esaustiva che si basa sulle tradizioni precedenti e incorpora complessi sviluppi teologici in campo trinitario e cristologico.
Il cuore della presentazione ha messo in rilievo il concetto di theoria physike (contemplazione naturale) di Massimo: una fase intermedia nello sviluppo spirituale tra la pratica etica e la contemplazione di Dio. Al centro di questa visione c’è la teoria distintiva di Massimo sui logoi della natura.
Sebbene i logoi siano spesso concepiti come equivalenti alle “idee divine” platoniche, sussistenti nella mente di Dio, Marsland ha sostenuto che questa interpretazione è incompleta. Due passaggi importanti delle Questiones ad Thalassium di Massimo rivelano, infatti, un fondamento più sfumato e profondamente trinitario dell’ontologia di Massimo.
Nel primo passaggio-chiave, Massimo stabilisce una polarità cruciale: i logoi fondano la “reale differenza visibile degli esseri” (associata alla sapienza divina e al Figlio), ma devono essere completati dal “reale movimento visibile degli esseri” (associato alla vita divina e allo Spirito Santo). Questa comprensione dinamica suggerisce che gli esseri creati non sono semplicemente predeterminati da archetipi statici, ma possiedono una certa flessibilità e autonomia nel loro movimento verso la perfezione.
Il secondo passaggio ha rivelato come questo principio si estenda oltre gli esseri razionali a tutta la creazione. Massimo scrive che: «lo Spirito Santo non è assente da nessun essere, specialmente da quelli che partecipano della ragione». Con ciò implicitamente sostenendo che, sebbene questa dinamica sia più visibile negli esseri umani, essa permea tutta la realtà. Lo Spirito, infatti, opera «stimolando il logos naturale in ogni» essere e guidando la creazione verso il suo fine proprio.
Ciò premesso, ad avviso di Marsland, si può ragionevolmente sostenere che la visione di Massimo offra una sorta di monito di correzione rispetto agli atteggiamenti moderni problematici nei confronti della natura, presentando il creato non come un sistema meccanico né come materia prima da sfruttare, ma come intriso di un fine divino, pur mantenendo una libertà e un dinamismo autentici.
Marsland ha concluso sottolineando l’attualità del pensiero di Massimo anche rispetto alle preoccupazioni espresse nella Laudato Si’ da Papa Francesco circa il nostro rapporto con il mondo naturale. Recuperando questa comprensione patristica, potremmo sviluppare una visione più integrata della natura, che rispetti sia la volontà divina per la creazione, sia la sua dignità e libertà intrinseche.