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Assimilazione a Dio e governo del mondo in Filone di Alessandria. Il caso del De fuga et inventione

Pontificia Università della Santa Croce, Roma, 8 aprile 2025

Il prof. Emanuele Vimercati (Pontificia Università Lateranense) l’8 aprile 2025 ha tenuto un seminario sul tema dell’assimilazione a Dio, sua economia e sviluppo, in Filone d’Alessandria. L’incontro è parte di un ciclo di seminari dedicati al tema “dell’assimilazione a Dio” e ha seguito quello tenuto dal Professor Ferrari (Università di Pavia) sullo stesso tema nel Timeo di Platone.

È stato messo in luce l’apporto particolare di Filone nella sua opera De fuga et Inventione (in seguito De Fuga), commentario al Pentateuco. Filone operava tenendo da una parte la Bibbia dall’altra Platone: questo il contesto da considerare. Il De Fuga è il commento al testo biblico che narra della fuga e del ritorno di Agar, metafora del distacco dal mondo e ritrovamento (assimilazione a Dio).

Nel De Fuga Filone valorizza la politica: attività pratica in funzione assimilativa. Filone si occupa della virtù pratica per spiegare l’assimilazione a Dio attraverso l’uso di un vocabolario “politico”: il primo soggetto politico è Dio, e l’essere umano, creato a sua immagine e somiglianza, agisce nello stesso modo.

Questo approccio ha funzione propedeutica: coloro che vogliono assimilarsi a Dio devono passare per l’agire politico.

Vimercati ha sottolineato l’interesse che desta la lettura che Filone dà della creazione del mondo in termini “politici”, proprio a partire da essa si inserisce il discorso sull’assimilazione al divino.

Filone, ha sottolineato Vimercati, offre una lettura originale del tema dell’assimilazione, anche rispetto a Platone (citato con il suo Teeteto).

Il cosmo noetico è nel Logos attività intellettuale di Dio: la creazione. Quest’ultima è in se stessa un’operazione politica. Essa è intesa come introduzione di un ordine di carattere politico a partire da un caos precosmico: questo avviene attraverso un intervento normante e normativo. Il tema non è nuovo: oklocrazia fu termine caro ai greci, presente anche in Polibio ad indicare la forza violenta delle masse a cui segue la basileia (monarchia). Filone insiste sulla condizione bellica precosmica sulla quale Dio interviene. Nel De Opificio – ha osservato il Professor Vimercati – Filone si esprime diversamente e parla, invece, di anarchia.

Degna di nota, inoltre, è l’analogia tra le creature e il Creatore, tra gli esseri umani e Dio. L’Uomo è creato alla luce della socievolezza: tale elemento accomuna l’agire umano a quello di Dio. L’uomo è così portato alla “socializzazione” proprio perché primariamente la creazione di Dio è un atto politico.

Filone valorizza l’attività politica perché “pertinente” a Dio. Avere a che fare con il denaro, la fama e il piacere, è ammissibile e contemplato ma, per coloro che vogliano assimilarsi a Dio, è necessario farlo in modo temperato. Sono da vituperare coloro che vogliono assimilarsi a Dio volendo rigidamente prescindere – e rifuggendo – da denaro, fama e piacere. Analogo ragionamento emerge in relazione al rapporto con il corpo e con l’altro: ammetterlo è condizione preliminare per coloro che vogliano contemplare Dio prescindendo dal corpo. Infine, chi voglia assimilarsi a Dio deve dar prova di gestire i beni umani attraverso economia e politica, discipline propedeutiche ad una vita di assimilazione.

Filone evidenzia, altresì, il carattere propedeutico della virtù pratica rispetto a quella teoretica, intendendo la politica come un’attività di servizio. La politica nel De fuga è presentata nel suo senso più nobile. In tal senso il filosofo alessandrino prende le distanze da coloro che vedono la divinità come un’entità priva di capacità operativa (aristotelici, epicurei): come Dio manifesta il suo modo di essere operando, così l’uomo deve agire per trovarsi alla sua sequela.

Nel Politico Platone rappresenta politica ed economia, due virtù teoretiche dal carattere “architettonico”: hanno per oggetto una direzione, un’attività di comando. Platone distingue le due materie: la politica e l’economia hanno lo stesso oggetto, ciò che varia è l’estensione (la città-polis o la casa-oikos). Aristotele le considera due discipline di ordine pratico perché hanno a che fare con il dettaglio e, a differenza di Platone, le distingue: l’oikos è diversa dalla polis.

Ciò premesso, Vimercati ha condotto la sua riflessione su Filone, chiedendosi in che termini le posizioni dei greci si riflettessero nel suo pensiero. Nella visione di Filone la politica è una scienza “ambigua” (ha ad oggetto la buona e cattiva legislazione) ma è anche “anfibia” perché il politico ha a che fare con la pratica ma anche con la contemplazione.

Giacobbe, espressione dell’asceta e del progrediente, deve ancora fare i conti con la sua corporeità. Cionondimeno il percorso non può esser esaurito finché l’anima ha qualche rapporto con il corpo. Sembra in alcuni casi, ha notato Vimercati, che il completamento dell’assimilazione sia possibile quando l’anima abbia lasciato il proprio corpo come dimora.

Per Filone, dunque, l’assimilazione in questa vita è possibile ma parziale e il rendersi simile a Dio corrisponde con il rendersi giusto.

Dio, dal canto suo, concede la conoscenza di sé al proprio Logos come una patria, patria concessa ad un concittadino: il pensiero di Dio abita Dio come “concittadino”. Chi si assimila a Dio può contare su una città-rifugio, dove essere ospitato come “straniero”. L’analogia è qui stabilita tra la patria e la città di rifugio, terreno del diritto di asilo. Il professor Vimercati ha sottolineato la duplice dimensione politica che connota tanto il rapporto Dio-Logos, quanto quello Dio-uomo (straniero!).

In Filone, a differenza di Platone, Dio ha “donato” la conoscenza di sé, per questo la tappa ultima nel percorso d’assimilazione è un intervento di Dio: non a caso nella progressione si colgono elementi di gratuità, beneficenza e misericordia.

La politica è anfibia, poiché pratica e contemplativa, l’uomo politico, pertanto, non solo si occupa di beni terreni ma altresì di una indagine e di una scoperta.

Qual è, dunque, l’oggetto d’indagine della politica? Si evoca a tal proposito quella generazione migliore di coloro che hanno avuto le virtù in eredità – nota Vimercati. La politica, in quanto tale, si occupa di verità, virtù e bene: i medesimi oggetti della scienza contemplativa. Data per presupposta una dinamica ascensiva tra virtù pratiche a virtù teoretiche, nel pensiero di Filone si coglie chiaramente l’idea che occorra una dose di contemplazione per esercitare al meglio la politica nella pratica. L’azione politica non può prescindere, perciò, dalla contemplazione del bene e della virtù ma chiaramente passa attraverso la pratica dell’amministrazione e del governo delle cose in un contesto contingente.

Qual è, infine, la condizione dell’uomo assimilato a Dio? L’uomo assimilato a Dio assapora la pace. Questa visione, ha sottolineato Vimercati, parte dal modo in cui Dio crea: egli, agendo politicamente, produce la pace creando l’ordine cosmico. Allo stesso modo Dio è un luogo di pace per chi si sforzi di essere assimilato a Lui, superando così i conflitti terreni. Dio è quindi visto come “agente politico” e “luogo di rifugio” per colui e per coloro che tendano e vogliano a Lui somigliare.

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