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Ror Studies Series | Ecologia integrale della relazione uomo-donna

Differenza uomo-donna, differenze di genere e cambiamenti sociali: elementi per una riflessione

Isabella Crespi

Università di Macerata

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Partendo dal punto di vista della disciplina sociologica e dal suo interesse per i temi legati a famiglia, educazione e processi culturali, in questo saggio,1 verranno utilizzati esempi tratti dalla realtà quotidiana e dalle principali questioni socialmente rilevanti per porre domande, fare osservazioni e commenti, nella consapevolezza che non quella è la realtà ultima, ma che da quella si parte per un’analisi della società e dei suoi cambiamenti.

Spesso gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtà gli aspetti cruciali della nostra esistenza di esseri umani: la differenza sessuale (o di genere) è uno di questi. Essa permea la nostra vita e rappresenta il dato distintivo iniziale su cui ciascuno costruisce la propria vita in qualità di uomo o di donna.

Se prendiamo in esame gli aspetti più scontati della vita quotidiana, quali ad esempio le relazioni familiari e il mondo del lavoro, comprendiamo immediatamente che non ve n’è alcuno che non sia connotato secondo questa distinzione specifica nell’esperienza concreta.

A livello sociale si utilizzano caratteristiche dicotomiche, basate sul sesso, sugli stati psicologici e sui modi di essere interpersonali per illustrare le differenze polarizzate esistenti tra gli individui. La maggior parte delle persone intende la differenza sessuale nei termini di due distinte categorie: il maschile e il femminile. Se le relazioni sessuate e di genere valorizzano le attribuzioni di senso e contenuto proprie e specifiche all’appartenenza di sesso e alle relazioni tra i sessi, ciò può essere compreso attraverso i significati che i termini come maschile e femminile assumono di volta in volta all’interno delle pratiche sociali, sia come elementi imprescindibili e costitutivi delle relazioni sociali, sia come componenti fondamentali della società. La differenza sessuale si manifesta in tutte le pratiche sociali e può anche essere usata per spiegare i meccanismi dell’organizzazione sociale.

Una tendenza molto forte della società contemporanea, ed in particolare degli stili di vita legati ai consumi e alle scelte personali, suggerisce di cancellare le differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale per evitare ogni supremazia dell’uno o dell’altro sesso.

In questo processo di livellamento/neutralizzazione, la differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, è sottolineata al massimo e ritenuta primaria. Il rischio principale di una prospettiva così radicale nel ritenere la dimensione di genere come costruzione esclusivamente sociale, si colloca nel contesto della questione femminile, ma la sua motivazione più profonda va ricercata nel tentativo della persona umana di liberarsi dai propri condizionamenti biologici. Secondo questa prospettiva antropologica la natura umana non avrebbe in se stessa caratteristiche che si imporrebbero in maniera assoluta: ogni persona potrebbe o dovrebbe modellarsi a suo piacimento, dal momento che sarebbe libera da ogni predeterminazione legata alla sua costituzione corporea essenziale.2

3.1 Differenza sessuale e di genere: differenza tra caratteristiche originarie e fondative e ruoli di genere

Se in passato gli studi di genere3 hanno spesso evidenziato la caratterizzazione del maschile e del femminile in questo o quell’altro ambito specifico, Donati sottolinea come «ogni ambito relazionale deve comunque dare le sue risposte alle differenze di genere, assumendo anche un imperativo in un certo senso etico: bisogna conoscere le due strade. Le due soluzioni le due modalità maschili e femminili e confrontarle, perché lì, nel confronto relazionale, si trova il confine e la specificità di un genere e dell’altro».4

Nella teoria relazionale Donati spiega che «quando parliamo di genere non ci riferiamo alla differenza biologica fra maschi e femmine in sé e per sé. Ci riferiamo invece al fatto che, sul dato biologico, la società costruisce tutta una serie di distinzioni che sono di ordine culturale, hanno profonde connessioni con le strutture sociali e si riflettono nella psiche e nei comportamenti individuali».5

Nella società postmoderna, «il nesso fra identità biologica e identità culturale, mediato dalla personalità e dall’organizzazione sociale, si fa allora sempre più contingente: prima dal lato culturale, poi anche da quello biologico. È a quel punto, che oramai siamo soliti chiamare post-modernità, che la relazione di genere va in fluttuazione e con essa le singole identità di genere: diventa più difficile dire cosa sia maschile e cosa sia femminile, tanto a livello psicologico quanto a livello sociale e culturale».6 Quindi «il dato biologico della differenza maschio/femmina viene distanziato e come slegato da quello culturale (secondo la differenza uomo/donna) e non si mantiene una relazione significativa tra le dimensioni biologiche e culturali di una persona, i due aspetti vanno in fluttuazione con la conseguenza che non possono più essere ricondotti ad una simbolizzazione di genere proprio».7

La nuova frontiera sta nel produrre un’analisi dei problemi e proposte per risolverli che non si limitino a reclamare questa o quella specificità di genere per sé, ma li valorizzino entrambi, proprio per non perdere la relazione di genere. Donati sottolinea come «il processo di differenziazione fra i due generi sotto la figura dell’uguaglianza/disuguaglianza (o della differenza-indifferenziazione)8 porta a delle fondamentali incomprensioni, mentre assumere la distinzione maschile/femminile sotto la figura della somiglianza/dissomiglianza risulta assai più fecondo e rispettoso della pari dignità di uomo e donna… nell’ottica di una cultura relazionale delle interdipendenze fra i generi».9

Il codice nuovo proposto da Donati, somiglianza/dissomiglianza ricorda il tema più volte citato in questo seminario dell’immagine e somiglianza di Dio e l’uomo. Maschi e femmine sono simili, ma anche dissimili e da questo si può partire per una riflessione che sia culturale e politica sulla relazione tra uomo e donna.

Nel contributo di Malo viene ad un certo punto espressa l’idea che «la concettualizzazione di genere non è così rilevante rispetto a quella sessuale e non sempre è necessariamente politica» anche attraverso lo studio degli approcci femministi da lui ben presentati all’interno del contributo.

Anche Iafrate sottolinea come le differenze fondative tra generi, generazioni e stirpi sono socialmente rilevante e i due contributi concordano sul tema che uomo e donna sono sostanzialmente uguali, ma differenti.

L’uguaglianza può essere intesa come adesione ad un’unica forma (uni-formità), riducendo le diversità a qualità non significative, oppure può essere trattata attraverso la valenza della somiglianza, che combina e compendia uguaglianza e diversità in forma complesse. Da questo punto di vista possiamo dire che la modernità europea ha fatto decisamente prevalere l’uguaglianza come uniformità anziché l’uguaglianza come articolazione della somiglianza.

In questo senso è anche una questione politica; perché socialmente implica modelli che favoriscono o meno un certo tipo di relazione fra uomini e donne, fra dimensione biologica e culturale, tra individuo, relazioni familiari e società, etc.

Anche nei contributi di Iafrate e Malo si sottolinea come le ricerche sulla coppia che dicono delle peculiarità dei due generi anche psicologicamente (femminile = prendersi cura, intimità e accudimento / maschile = ricerca autonomia, separatezza, capacità di prendere decisioni). Questo oggi viene messo in discussione da più parti. Lo stesso Malo specifica nel suo contributo che la differenza sessuale e aspetti caratteriologici non sono strettamente dipendenti tra loro, ma possono essere originati da percorsi differenti.

Se prendiamo in considerazione il tema della tutela della maternità questo è semanticamente e simbolicamente diverso dall’utilizzo del termine tutela della genitorialità. La legislazione attuale, passata e futura possono in tal senso, politicamente, dare un indirizzo piuttosto che un altro che ha delle ripercussioni anche sul modo di intendere la questione al femminile oppure come riguardante entrambi i genitori. La domanda di fondo diventa: la conciliazione famiglia lavoro, ad esempio, è un tema che riguarda le donne e i bambini oppure i genitori?

Le misure di conciliazione, inserite in un contesto sociale e culturale diversificato si configurano, quindi, secondo differenti modalità; o come politiche di gender o di pari opportunità, oppure come politiche individualistiche, mirate ad uno solo dei soggetti (bambini, donne, donne sole, anziani) e non alla famiglia, o infine, come politiche di workfare, in cui la deriva lavoristica della risoluzione del problema è il punto di vista predominante.10

Anche il tema della parentela che sta alla base dei legami familiari si fonda su alcuni assi (generi e generazioni), ma in tutte le sue altre forme è poi socialmente definita. Ad esempio la cura dei neonati, l’attaccamento materno, dipendono dalla cultura e dalle norme sociali. In alcuni popoli i bambini possono essere allattati e cresciuti non solo dalle loro madri, ma da balie, altre figure etc.

Da questi esempi possiamo comprendere come la differenza uomo-donna e la loro relazione siano assolutamente una questione sociale e culturale.

3.2 Il ritorno del tema della sessualità e del corpo nella relazione uomo-donna: tra desiderio, procreazione e generatività

Nella letteratura sociologica italiana, dopo una serie di studi fortunati in Italia negli anni Novanta e pochi recenti lavori di Barbagli et al.11 e di Borgna12 per citarne alcuni. Pochissimi sono gli studi sul tema specifico della sessualità se confrontati con la numerosità degli studi sul genere e sul tema dell’identità. Sarebbe interessante approfondire come mai questa rinnovata importanza della sessualità negli anni più recenti. Ovvero: come mai da un certo punto in poi si ripropone nuovamente il tema della sessualità e della corporeità?

Perché ci sono stati sempre più fenomeni che hanno portato alla ribalta il tema? Si pensi alla rilevanza del tema delle unioni omosessuali, delle richieste di procreazione assistita e delle tecniche di modificazione anche sessuale del corpo. Ad una mancanza di studi specifici, si contrappone invece una sovraesposizione mediatica e sociale del tema del corpo e della sessualità

Da un lato osserviamo l’esplosione e onnipresenza della sessualità e della relazione uomo/donna come elemento dell’industria mediatica. Generazioni di adolescenti e giovani hanno appreso da internet e dalla TV della dimensione sessuale e di coppia attraverso programmi come Uomini e donne di Maria De Filippi, la fiction Beautiful, la trasmissione Sedici anni e incinta di MTV, solo per citare dei casi famosi e strettamente legati al tema della relazione uomo-donna anche da un punto di vista corporato e sessuale.

Il tema è stato spesso espulso dai contesti familiari ed educativi più tradizionali (famiglia e scuola) ed è rientrato mediaticamente senza filtri interpretativi come quelli del passato.

Oggi si discute spesso di ciò che gli adolescenti sperimentano con internet e di come i digital media possano cambiare il loro modo di relazionarsi. Programmi televisivi e giornali non di rado danno spazio alle incursioni di esperti di vario genere che parlano della rete e dei presunti effetti (negativi o positivi) che essa può avere sui più giovani. Spesso però ci si dimentica di partire proprio dalle ragazze e dai ragazzi, da ciò che hanno da dire, dalle loro esperienze, dalla realtà che li circonda e che cambia il modo di muoversi all’interno di piattaforme digitali divenute ormai parte integrante della vita quotidiana. La rete e internet ci offrono esempi di blog di adolescenti che si socializzano alla vita sessuale sulla base delle proprie esperienze senza nessuna figura educativa che “media” la dimensione della conoscenza e dell’esperienza sessuale.

Su questi aspetti il lavoro di Scarcelli13 si concentra sul modo in cui i ragazzi utilizzano le risorse che il web mette loro a disposizione per avere accesso a informazioni e pratiche connesse alla sessualità e all’affettività. L’analisi proposta cerca di chiarire il ruolo delle tecnologie digitali nei processi di esplorazione dell’intimità e di costruzione dell’esperienza e della realtà sociale per mostrare quella parte della vita dei più giovani spesso banalizzata e ignorata da sguardi inclini a dare soluzioni educative superficiali.

Quanto questo tema della sessualità si lega al desiderio? Alla dimensione del piacere = Eros, come tensione originaria alla vita? O sono solo legati al tema della procreazione/generatività? Quale rapporto virtuoso tra desiderio e sessualità e generatività?

A partire dal contributo di Malo in cui si sottolinea come «la tecnica non potrà mai cancellare l’origine sessuale delle specie animali superiori da noi conosciute» si può sviluppare un ulteriore elemento di riflessione. Certamente è vero, ma la tecnica oggi tuttavia può favorire una distanziazione maggiore tra sessualità e riproduzione (varie tecniche possibili, ma un domani perché no, il mercato dei bambini, abbiamo già in una certa forma il mercato dell’utero in affitto, quello della compravendita di ovuli e di sperma attraverso i donatori. Come recuperare una valorizzazione di questi aspetti e perché nella nostra società questo è l’orientamento prevalente? Dove e come si è persa l’importanza della relazione umanizzante legata alla generatività e alla procreazione?

Paradossalmente nei Paesi dove sono più diffuse tecniche di fecondazione di vario tipo vi sono anche molti più figli naturali e quindi le cose non si escludono a vicenda. Dove si colloca il corto circuito per Paesi come Italia e Spagna a forte orientamento cattolico, che presentano tassi di natalità tra i più bassi d’Europa?

La questione, a mio parere, è in che modo si può recuperare il legame tra sessualità, relazione uomo-donna e generatività, soprattutto in relazione al ciclo di vita, all’esperienza della coppia, alle pressioni sociali che tendono a disgiungere i tre aspetti. Se da un lato la si disgiunge, dall’altro si tende a medicalizzare/biologizzare l’esperienza della sessualità e della generatività legandola solo all’aspetto procreativo.

La domanda che emerge è la seguente: quale modello risulta pienamente umanizzante nella relazione uomo-donna?

L’effetto nel tempo è stato quello di una separazione spesso totale tra sessualità, piacere, desiderio e generatività e relazione di coppia/familiare, quasi una loro apparente, non detta, inconciliabilità. Molto poco si trova all’interno dei documenti ecclesiali (encicliche o documenti di pastorale familiare e giovanile) una valutazione complessiva e propositiva della dimensione del desiderio sessuale nella coppia, o meglio tra i coniugi, se non in ottica prevalentemente procreativa.

Significativo, a tal proposito, che l’esortazione apostolica di papa Francesco si intitoli Amoris Laetitia, a sostegno anche solo basilare dell’importanza della gioia dell’amore nelle relazioni familiari, amore che ha anche una dimensione sessuale umanizzante. La parola “sessualità, sessuale” compare ben settanta volte nel testo e questo implica un cambiamento anche nel modo di voler/poter parlare della dimensione sessuale nella relazione coniugale/familiare all’interno della dimensione ecclesiale.

3.3 La relazione uomo-donna e le differenze di genere: processi di socializzazione e generazioni

La differenza sessuale viene spesso legata al tema della famiglia ed alle relazioni adulte, ma come e quando iniziano le relazioni sessuali/affettive/di genere nella vita dei soggetti? Uomo e donna sono pensati nelle relazioni adulte, ma tutto un discorso sulla socializzazione al genere viene omesso.

Cosa ne è della sessualità all’interno della coppia, dell’esperienza giovanile? Come legare amore, desiderio, sessualità e piacere alla dimensione generativa (non solo procreativa) delle relazioni? In che senso la sessualità, come espressione della differenza sessuale, è dunque generativa anche per la relazione di coppia?

Indagare il processo di costruzione dell’identità di gender maschile e femminile in una prospettiva sociologica, alla luce delle significative trasformazioni sociali che hanno fortemente inciso sull’interiorizzazione dei modelli e degli stili tradizionali della maschilità e della femminilità, è dunque l’ambizioso compito di questo nostro tempo storico. Lo studio dell’identità di gender è messo in relazione allo sviluppo dell’individuo esaminando le esperienze significative, i contesti socializzativi, le somiglianze e le differenze con il modello tradizionale delle generazioni precedenti e con quello emergente delle generazioni successive.14

A partire da due ricerche da me svolte su questo tema15 è evidente come il tema della costruzione di una identità di genere a partire dai processi di socializzazione sia un elemento poco trattato, se non a volte sottovalutato.

Se il punto di partenza è che l’identità di genere e la sua costruzione all’interno delle relazioni socializzative sono intese come un processo relazionale che sviluppa una dimensione identitaria maschile o femminile, trasmessa attraverso le generazioni, l’indagine mette in luce come il processo di indifferenziazione tra i generi si riduca notevolmente e come tante adolescenze si incontrino e si confrontino, alla ricerca di una definizione di sé in cui l’appartenenza di genere appare ad un tempo una risorsa importante per la crescita, e una possibilità di identificazione, ma anche di sperimentazione di nuove modalità di essere e di relazionarsi all’altro. Le ricerche mettono in luce come il processo di costruzione dell’identità sia un fenomeno estremamente articolato e complesso al suo interno in cui l’acquisizione dell’identità di genere appare al tempo stesso una risorsa importante per riconoscersi e identificarsi, ma anche una possibilità di sperimentare se stessi e di confrontarsi con l’altro in relazione alle esperienze e ai percorsi che un soggetto decide di compiere.

A tal proposito è importante citare una recente ricerca presentata nel marzo 2016 in Università Cattolica e coordinata dalla prof.ssa Confalonieri16. I dati presentati ci dicono che in Italia il primo rapporto sessuale avviene mediamente a 15/16 anni, la prima relazione stabile a 17 (dover per stabile si intende una relazione che va dai quattro mesi ai due anni nella definizione degli adolescenti stessi).

L’origine dell’amore è spesso anche una tensione sessuale al desiderio dell’altro (uomo o donna) e la procreazione, la generatività si basano oggi su un modello di relazione tra uomo e donna che è cambiato molto nel tempo e che dunque separa, almeno temporalmente, di molto il legame tra questi aspetti. Gli adolescenti e i giovani (uomini e donne), soprattutto, sono maggiormente alla ricerca di una nuova identità, legata a un percorso più personale e autonomo anche se spesso, tale processo, può sembrare incerto e privo di punti di riferimento. In parte tutto ciò è effettivamente reale, ma la complessità e multidimensionalità dell’oggetto in questione (l’identità di gender) suscita continuamente nuovi interrogativi.

La riflessione da fare è da leggersi in un’ottica aperta alla relazione alle diverse generazioni e al cambiamento. Non possiamo accorgerci della loro sessualità solo quando gli individui entrano nella cosiddetta età adulta. È un processo che inizia molto prima, sempre più presto nel nostro contesto e che ci chiede di riuscire a leggere le nuove/rinnovate/differenti regole del gioco attraverso le quali si costituisce la relazione uomo-donna intesa ontologicamente come un terzo differente dai soggetti che ne fanno parte. Una relazione che genera qualcosa, un tertium, e che lo mantiene, lo cambia e lo riadatta nel tentativo di esistere per un tempo socialmente definito e voluto anche dai due soggetti implicati.

1Questo saggio raccoglie alcune riflessioni dell’autrice in relazione all’expert meeting del novembre 2016 sul tema “Ecologia integrale della relazione uomo-donna: la prospettiva relazionale”. In particolare tali riflessioni fanno riferimento alla discussione dei due contributi del prof. Malo e della prof. Iafrate che sono contenuti in questo volume.

2Isabella Crespi, “Sesso, genere e identità: il contributo dei gender studies”, Sociologia e politiche sociali, 8 (3) (2006): 51-88.

3Sarebbe necessario fare una digressione sulla differenza tra i concetti di sesso, orientamento sessuale e ruoli di genere, ma rimando al contributo da me scritto nel 2006 e poi affinato in relazione alla teoria relazionale nel 2016 [Crespi, “Sesso, genere e identità: il contributo dei gender studies”, 51-88 e Identità sessuale/di genere, in Paolo Terenzi, Lucia Boccacin, Riccardo Prandini (a cura di), Lessico della sociologia relazionale (Bologna: Il Mulino, 2016): 129-132]. Si segnala inoltre il contributo di Donati su maschile e femminile nella società di oggi Pierpaolo Donati, “L’identità maschile e femminile: distinzioni e relazioni per una società a misura della persona umana”, Anthropotes, XXI (1) (2005): 71-103.

4Pierpaolo Donati, Manuale di sociologia della famiglia (Roma-Bari: Laterza, 1998), 177.

5Pierpaolo Donati, Manuale di sociologia della famiglia. Nuova edizione (Roma-Bari: Laterza, 2006), 83-84.

6Pierpaolo Donati (a cura di), Uomo e donna nella famiglia: differenze, ruoli, responsabilità, Quinto Rapporto Cisf sulla famiglia in Italia (Cinisello Balsamo: San Paolo, 1997), 33.

7Pierpaolo Donati, Manuale di sociologia della famiglia. Nuova edizione, 175.

8Corsivo mio.

9Pierpaolo Donati, Manuale di sociologia della famiglia, 124.

10Isabella Crespi, Identità di genere, relazioni e contesti. Esperienze maschili e femminili a confronto (Milano: Unicopli, 2007), Id. (a cura di), Identità e trasformazioni sociali nella dopomodernità: tra personale e sociale, tra maschile e femminile (Macerata: EUM Edizioni Università di Macerata, 2008), Id., Processi di socializzazione e identità di genere. Teorie e modelli a confronto (Milano: Franco Angeli, 2008).

11Marzio Barbagli, Gianpiero Dalla Zuanna, Franco Garelli, La sessualità degli italiani (Bologna: Il Mulino, 2010).

12Paola Borgna, Sociologia del corpo (Roma-Bari: Laterza, 2014).

13Cosimo M. Scarcelli, Intimità digitali. Adolescenti, amore e sessualità ai tempi di internet (Milano: Franco Angeli, 2015).

14Isabella Crespi, Il pendolo intergenerazionale. La socializzazione al genere in famiglia (Milano: Unicopli, 2003) e Identità di genere, relazioni e contesti. Esperienze maschili e femminili a confronto (Milano: Unicopli, 2007).

15Ibidem.

16Per una presentazione dei principali risultati http://www.cattolicanews.it/sessualita-la-parola-agli-adolescenti.