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Ror Studies Series | Krisis e cambiamento in età tardoantica

Prefazione

Ilaria Vigorelli

Un testo che metta in evidenza la differenza tra il sentimento negativo della crisi contemporanea e la krisis, quale occasione di giudizio nel tardoantico, è più che mai di interesse per una collana di Ricerche di Ontologia Relazionale.

Come emerge dai contributi di questo volume, infatti, la krisis si è configurata nel cristianesimo antico come il momento e il luogo della formulazione di un giudizio sulle differenze: differenze di tipo filosofico e religioso che hanno portato a mutamenti etici e culturali, ma anche sociali, politici ed economici. Riconsiderare le fonti e i modi del cambiamento epocale che ha investito il mediterraneo pagano fino a trasformarlo nella civiltà cristiana, permette di re-interpretare la chance del momento presente, uscendo dalla constatazione negativa della fine dell’epoca moderna per mostrare il lato fecondo di un nuovo esercizio della capacità di giudicare. L’occasione è qui proposta come riscoperta del logos ut relatio, che permetta di passare da un’ontologia dialettica ad un’ontologia relazionale.

Quando di fatto la crisi epistemologica ha permeato tutti gli ambiti dell’esistenza, la facoltà di esercitare il giudizio (logos) deve operare su un fronte a sua volta differente rispetto alle differenze, per tornare a guardare la sintassi, ovvero i rapporti di senso che rendono il mondo abitabile.

L’esperienza della verità in esercizio è dunque il filo rosso di tutti questi contributi e si propone come storia, insegnando a rilanciare la domanda filosofico-religiosa oltre l’impasse ermeneutica.

Dopo il primo volume dedicato ad indagare un’epistemologia relazionale che permetta il dialogo tra le discipline, e il secondo, che ha sviluppato il rapporto tra essere e storia seguendo il magistero di Jean Daniélou e Joseph Ratzinger, questo terzo volume della collana permette di fare un ulteriore passo nello studio del rapporto tra ontologia, religione e storia. L’uso (chresis) e il giudizio (krisis) dei significanti tramandati fanno emergere la sintassi implicita che come tale è relazione: non seconda al giudizio di realtà, ma ad esso inerente, così come il logos non soltanto illumina il mondo, ma lo costituisce come tale.